Sembra testimoniarlo tra l’altro l’Autoritratto, che lo presenta come uomo in carne, oltre che le parole del Vasari che lo descrivono solito recarsi «in Mercato Vecchio ogni mattina» per approvvigionare la famiglia. E non solo: dopo il ritorno dei Medici in città nel 1512, in un clima liberatorio e nell’ambito della politica di restaurazione messa in atto dalla famiglia, vennero fondate due brigate di colti e spiritosi gaudenti, e Andrea fece parte di entrambe. La compagnia del Paiuolo aveva sede nella bottega del suo caro amico Giovan Francesco Rustici alla Sapienza, ed era composta da dodici membri. A ogni convito ciascuno dei membri doveva offrire pietanze in cui dimostrare una sfrenata inventiva: in una di queste occasioni Andrea «presentò un tempio a otto faccie, simile a quello di San Giovanni, ma posto sopra colonne; il pavimento era un grandissimo piatto di gelatina con spartimenti di varii colori di musaico; le colonne, che parevano di porfido, erano grandi e grossi salsicciotti, le base et i capitegli erano di cacio parmigiano, i cornicioni di paste di zuccheri e la tribuna era di quarti di marzapane, nel mezzo era posto un leggio da coro fatto di vitella fredda con un libro di lasagne che aveva le lettere e le note da cantare di granella di pepe e quelli che cantavano al leggio erano tordi cotti col becco aperto e ritti con certe camiciuole a uso di cotte, fatte di rete di porco sottile, e dietro a questi per contrabasso erano due pippioni grossi, con sei ortolani che facevano il sovrano».