Il pittore si mise in viaggio insieme ad «Andrea Sguazzella suo creato» e giunto a corte, nel giugno del 1518, gli vennero riservate grandi attenzioni. Tra le opere eseguite è La Carità, firmata e datata sul cartiglio in basso a sinistra: «ANDREAS. SARTUS. FLORENTINUS. ME PINXIT MDXVIII».
La Virtù siede allattando un bambino, ne tiene uno presso di sé, mentre il terzo è addormentato in primo piano disteso sul manto; il centro del dipinto è segnato da un melograno e sulla destra arde una lampada, tutti consueti attributi della Carità. La complessa iconografia è espressione del raffinato e colto ambiente di corte e cela un’allegoria della famiglia reale: sebbene il volto della Virtù non sia quello della regina Claudia, il dipinto sembra celebrare la nascita del Delfino Francesco, primo maschio dopo due femmine, nato il 28 febbraio del 1518. Quella che, a motivo dell’acconciatura sembra una bambina, e potrebbe essere la secondogenita Charlotte, stringe un rametto di nocciole, simbolo di prosperità e fecondità, ancora rivestite dell’infiorescenza verde che ne copre il guscio. In primo piano è addormentato tranquillamente il terzo piccolo, interpretato come la Francia che riposa nella pace.

