tra le più geniali intuizioni di colui che aveva conquistato rapidamente l’Europa c’è stata anche quella di usare l’arte come un formidabile strumento non solo di propaganda, come era spesso avvenuto, ma anche per creare il consenso, seducendo l’immaginario collettivo.
Aveva chiesto a David di trasfigurare un evento memorabile, cioè il trasferimento dell’esercito francese in Italia avvenuto con il passaggio delle Alpi
il 20 maggio 1800. Fu lui stesso a suggerirgli di raffigurarlo «calmo su un fiero destriero». Nel monumentale Napoleone che attraversa il valico del San
Bernardo, di cui l’artista eseguì con i suoi numerosi allievi diverse versioni tra loro molto simili, riuscì a trasferire un evento storico appena
accaduto nel mito. Anche se si tratta di una mitologia tutta moderna. Questo risulta ancora più evidente, perché sappiamo che i fatti si erano svolti
diversamente e Napoleone non aveva attraversato quell’impervio passo alpino sul fantastico cavallo, «il fiero destriero», creato da David che sembra
ispirato a quelli dipinti da Van Dick, da Velázquez e da Rubens o alla gloriosa tradizione dei monumenti equestri come quello di Falconet allo zar
Pietro il Grande, ma, molto più prosaicamente, a dorso di un povero mulo. Così e con un malcelato compiacimento verrà rappresentato nel corso
dell’Ottocento, quando ancora Napoleone e la sua epopea, dall’“altare” alla “polvere”, occuperanno l’immaginario collettivo e continueranno a impegnare
i pittori.
Il caso più celebre di questo contrappasso è stato quello del romantico Paul Delaroche che, con un quasi sadico gusto di revisionismo storico, e
ribaltando deliberatamente l’iconografia di David, eseguirà verso il 1850 anche lui diverse versioni del suo Napoleone che attraversa il valico del San
Bernardo. Invece David aveva proiettato l’immagine del suo amato condottiero nella storia e nel mito, inserendo attraverso la presenza dei loro nomi
scolpiti nella roccia in primo piano il riferimento ai grandi uomini che lo avevano preceduto in quella straordinaria impresa, cioè Annibale e Carlo
Magno.