ARTE E RELIGIONE: LA DIFESA
DEI VALORI CRISTIANI

Identificato spesso come espressione della Restaurazione e degli ideali della cosiddetta Santa alleanza, sancita nel 1815 dal Congresso di Vienna, il romanticismo ha indubbiamente aspirato al recupero dei valori cristiani, come difesa dell’identità dell’Occidente e degli stati nazionali, ma anche della centralità della famiglia nella società.

La più significativa manifestazione figurativa di questa svolta è una piccola gouache del giovane artista tedesco Heinrich Olivier intitolata appunto Santa alleanza dove i tre sovrani degli stati egemoni, l’imperatore Francesco I d’Austria, re Guglielmo III di Prussia e lo zar Alessandro I, giurano - vestiti come antichi cavalieri medievali - di difendere i principi della religione all’interno dello spazio favoloso di un’antica cattedrale gotica.

Soprattutto nel romanticismo tedesco, anche in pittura, si è manifestato il rimpianto del buon tempo antico e il ritorno alle istanze di una vita semplice, regolata dai valori della fede. I principali interpreti di questa tendenza sono stati i cosiddetti nazareni che, dopo essersi formati all’Accademia di Vienna di cui avevano finito con il rifiutare le regole, si erano ritirati a partire dal 1810 nella solitudine del convento di Sant’Isidoro a Roma. I leggendari fondatori di questo movimento, che anche con il loro abbigliamento nostalgico e i capelli lunghi alla nazarena - cioè a imitazione di Cristo - scandalizzarono i tradizionalisti, furono i due amici fraterni Friedrich Overbeck e Franz Pforr che, scomparso giovanissimo nel 1812, lasciò un primo intenso manifesto degli ideali della confraternita nell’Ingresso di Rodolfo d’Asburgo a Basilea nel 1273, eseguito tra il 1808 e il 1810. Nel clima spiritualista e di attenzione alla civiltà medievale creato dagli Sfoghi del cuore di un frate amante dell’arte (1797) di Wilhelm Wackenroder questo dipinto, volutamente ingenuo nello stile ma in realtà raffinatissino nel suo recupero della miniatura e dell’antica pittura tedesca, sembra far rivivere l’incanto e i sentimenti di un’epoca perduta. A soli due anni di distanza Il torneo di Pierre-Henri Révoil, esposto al Salon del 1812, utilizzava riferimenti visivi molto simili per interpretare la nostalgia dei bei tempi andati, della “gran bontà” dei cavalieri antichi.


Heinrich Olivier, La Santa alleanza (1815 circa); Dessau, Staatliche Galerie.


Peter von Cornelius, Il Giudizio universale (1836-1840); Monaco di Baviera, Ludwigskirche.