La più significativa manifestazione figurativa di questa svolta è una piccola gouache del giovane artista tedesco Heinrich Olivier intitolata appunto Santa alleanza dove i tre sovrani degli stati egemoni, l’imperatore Francesco I d’Austria, re Guglielmo III di Prussia e lo zar Alessandro I, giurano - vestiti come antichi cavalieri medievali - di difendere i principi della religione all’interno dello spazio favoloso di un’antica cattedrale gotica.
Soprattutto nel romanticismo tedesco, anche in pittura, si è manifestato il rimpianto del buon tempo antico e il ritorno alle istanze di una vita
semplice, regolata dai valori della fede. I principali interpreti di questa tendenza sono stati i cosiddetti nazareni che, dopo essersi formati
all’Accademia di Vienna di cui avevano finito con il rifiutare le regole, si erano ritirati a partire dal 1810 nella solitudine del convento di
Sant’Isidoro a Roma. I leggendari fondatori di questo movimento, che anche con il loro abbigliamento nostalgico e i capelli lunghi alla nazarena - cioè
a imitazione di Cristo - scandalizzarono i tradizionalisti, furono i due amici fraterni Friedrich Overbeck e Franz Pforr che, scomparso giovanissimo nel
1812, lasciò un primo intenso manifesto degli ideali della confraternita nell’Ingresso di Rodolfo d’Asburgo a Basilea nel 1273, eseguito tra il 1808 e
il 1810. Nel clima spiritualista e di attenzione alla civiltà medievale creato dagli Sfoghi del cuore di un frate amante dell’arte (1797) di Wilhelm
Wackenroder questo dipinto, volutamente ingenuo nello stile ma in realtà raffinatissino nel suo recupero della miniatura e dell’antica pittura tedesca,
sembra far rivivere l’incanto e i sentimenti di un’epoca perduta. A soli due anni di distanza Il torneo di Pierre-Henri Révoil, esposto al Salon del
1812, utilizzava riferimenti visivi molto simili per interpretare la nostalgia dei bei tempi andati, della “gran bontà” dei cavalieri antichi.

