Dalla presentazione di opere di impatto immediato e quasi sorgivo degli anni Sessanta passiamo a sculture e installazioni dove il concetto della misura risulta fondamentale per un lavoro che tende verso una sorta di nuova classicità di ispirazione modernista. Questo appare con evidenza nella sala personale alla 43. Biennale di Venezia nel 1988, fondata sul rispetto di unità di misura nella disposizione delle lastre di metallo, su ognuna delle quali sono appoggiati tre sacchi di carbone, schiacciati da una putrella di ferro. «La caratteristica di questo pezzo è l’altezza, che si riferisce alla collocazione delle immagini del Trecento in Umbria e in Toscana: l’immagine di questa iconoclastia è il senso espositivo di questo lavoro. Bisogna anche dire che la superficie delle lastre è della misura di 200 x 190 cm, che è approssimativamente la misura di un doppio letto», afferma l’artista. La misura del presente e il peso della storia, necessari per costruire il futuro: come diceva il poeta francese Paul Valéry, «l’idea del passato non assume un senso e non costituisce un valore se non per l’uomo che si trovi in sé stesso una passione per l’avvenire».
La storia, per Kounellis, è un deposito di idee e suggestioni, ma anche un continuum che unisce passato e presente, antico e moderno, memoria personale
e collettiva, in un’epica individuale che si fa linguaggio.