Così, nella mostra Kounellis Die Front, Das Denken, Der Sturm alla Halle Kalk di Colonia nel 1997, la struttura architettonica della ex fabbrica di carbone entra a far parte dell’installazione, anche grazie a una nuova tipologia di opera, realizzata con sfere di acciaio legate a un cavo che scendono dal soffitto al pavimento di questo gigantesco ambiente, completamente rivisitato dall’artista con opere di dimensioni monumentali. Un monumentalismo che continua nel 1999 all’interno della chiesa di San Augustín a Città del Messico, dove l’artista colloca una serie di strutture in pietra, simili a case, ricoperte con drappi bianchi e accompagnate da putrelle a forma di croce, con un evidente riferimento alla natura religiosa dello spazio. In occasione della mostra romana Giganti ai Fori imperiali nel 2000, lega con delle corde una serie di strumenti musicali ad alcuni frammenti di colonne in travertino, quasi a voler comporre un’orchestra di marmo, mentre nella navata centrale della Kunst-Station Sankt Peter a Colonia nel 2001 costruisce un’enorme croce composta da bidoni di ferro.
L’anno seguente alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma l’artista realizza Atto unico, un’installazione a forma di labirinto con i muri di lastre di ferro e carbone, dove allestisce una serie di opere di epoche diverse che il visitatore scopre durante il percorso. Una struttura che trasforma la mostra in una nuova opera totale, un ambiente proposto dall’artista come un dispositivo unitario, che suggerisce nel contempo punti di vista inediti sui lavori del passato. «Il bello del labirinto è che esiste un’unica entrata che è anche l’uscita», afferma Kounellis.