Probabilmente desiderava suggerire più chiavi di lettura, da offrire allo spettatore per evocare il mistero che sta dietro/dentro gli elementi, lo sconosciuto e l’inconoscibile della Natura-Cultura(1), mediati TESTE COMPOSTE attraverso la lente dell’incontro tra punti di vista diversi e complementari. Tutti gli sforzi delle partecipate “ekphrasis” messe in azione dai critici d’arte a proposito delle Teste composte contribuiscono a tradurre le visioni in iconologia, innescano ulteriori possibilità d’interpretazione. Queste figure hanno preso forma nell’immaginazione di Arcimboldo, così come capita di muovere figure mentali quando si vedono “aleamorph” (ovvero immagini acheropite, non dipinte né scolpite da mano umana) che si ritrovano in natura, nelle nuvole, nei geodi, nel legno pietrificato, nei minerali, nelle lastre di pietra adorate nei templi o nelle chiese. Ogni opera che funziona innesca un sofisticato esercizio dello sguardo e della mente, perché vedere richiede tempo, soprattutto per andare oltre la prima apparenza e ogni giudizio troppo istantaneo e frettoloso.
Al di là di una sola lettura simbolica, scardinando l’assunto iconologico per cui le opere mostrano quello che significano e significano quello che mostrano, cosa vogliono evocare davvero le immagini di Arcimboldo?

