IL MALESSERE DEL GENIO

Clario Di Fabio


Giovanni Pisano è stato un personaggio divisivo: lo dicono, o lo fanno intendere, alcuni suoi contemporanei, protagonisti di quel periodo - fra Due e Trecento - in cui si definì, in campo linguistico e letterario come in quello delle arti figurative, una “identità italiana”.

Né lui, né altri scultori menziona Dante nel canto del Purgatorio, il X, in cui lucidamente registra l’avvenuto passaggio di testimone dagli artisti della vecchia generazione (Oderisi da Gubbio, miniatore, Cimabue, pittore, e il poeta Guido Guinizelli) a quelli della nuova (Franco Bolognese, Giotto, Guido Cavalcanti e lui stesso).

Ciò non vuol dire che Dante ignorasse i grandi scultori allora attivi o da poco defunti (Nicola Pisano, il suo concittadino Arnolfo - che probabilmente conobbe di persona - e lo stesso Giovanni, di ciascuno dei quali a quell’epoca conosceva bene almeno alcune opere capitali a Lucca, a Bologna, a Firenze e a Siena), ma il suo disinteresse è frutto del discredito che nel sistema culturale dell’epoca ancora subiva la scultura, ritenuta arte più “meccanica” che intellettuale. Quasi spietato è Petrarca, che quel pregiudizio intellettualistico condivide: elogia Giotto, stima pari agli antichi un pittore come Simone Martini, suo amico, ma svaluta gli scultori contemporanei. Scrive: «Ho conosciuto anche un certo numero di scultori, ma di minor fama [rispetto ai pittori]; in questo campo, infatti, la nostra epoca è inferiore [all’Antichità]». Era una condanna sul piano etico, la sua, legata non solo al fatto che Giovanni pretendeva una rimunerazione adeguata alla qualità e alla novità del suo lavoro, ma dichiarava il proprio malessere in epigrafi da tutti leggibili (quelle del pulpito della cattedrale pisana), esprimendosi in prima persona.

Chi, senza mezzi termini, lo giudicava invece uno «scultore insigne» era Boccaccio, che aveva - come Dante, che amava disegnare (Vita nuova, XXXIV) - competenze e abilità figurative precise. Quale fosse il punto di vista di Giotto non sappiamo, ma è probabile che lo stimasse: una Madonna, dallo scultore solennemente firmata, e due Angeli furono eseguiti per la cappella degli Scrovegni di Padova, da lui affrescata.


Cristo mistico (1265-1268), particolare del pulpito della cattedrale di Santa Maria Assunta; Siena.