Si è qui deciso di fornire un panorama generale della fase più antica e del periodo dei templi maggiori,
arrestandosi, pur con qualche appropriato sconfinamento, intorno al XIII secolo. In quest’epoca infatti l’avvento di nuovi signori di religione
islamica introduce in buona parte del territorio mutamenti decisi nelle forme, nelle tipologie e nei modi dell’arte; i monumenti, i dipinti e così
via prodotti in questo contesto sono “indiani” quanto quelli dei secoli precedenti, e comprendono capolavori straordinari, ma esprimono, appunto,
principi e scopi diversi, il che consente a queste pagine un agevole punto di arresto.
Occorrono però alcune precisazioni. Quella che oggi
chiamiamo “India” è, propriamente, uno Stato asiatico con l’assetto di Repubblica federale; e, difatti, per meglio localizzare i suoi siti artistici
che nomineremo, faremo riferimento allo Stato federato indiano in cui ciascuno si trova. I confini dell’India moderna risalgono tuttavia soltanto al
1947, cioè all’indipendenza dal dominio coloniale britannico, quando, contemporaneamente, fu creato come Stato indipendente anche il Pakistan, in
origine diviso in Occidentale e Orientale - quest’ultimo a sua volta destinato, nel 1971, a diventare il Bangladesh. A tutto questo territorio
unitamente agli odierni Stati circostanti, un’area geografica immensa che ha visto nei millenni lo sviluppo di forme culturali comuni, si applicano
in modo più corretto le definizioni subcontinente indiano oppure Asia meridionale; useremo liberamente il termine generale India, ma, in queste
pagine, lo sguardo dovrà a volte spaziare anche ben oltre il Paese odierno.
E, in realtà, i suoi confini sono subito da ignorare. Negli anni ’20 del Novecento fu infatti pienamente accertato che nell’attuale Pakistan si era
sviluppata una grande civiltà di cui si era perso il ricordo, e indagini successive mostrarono che essa si estendeva anche su ampie zone di quella
che è oggi l’India nord-occidentale.
