tra le varie definizioni utilizzate per descrivere Pistoia nella sua identità culturale, una di cui i pistoiesi possono senz’altro andare fieri è quella di “città dei pulpiti”(*). All’interno di un breve percorso è possibile incontrare ben quattro pulpiti e i frammenti di un quinto, tutti realizzati in un arco di tempo compreso tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIV. Si tratta di un patrimonio raro, opera di artisti considerati tra i protagonisti dell’arte toscana del periodo, che attraverso i loro manufatti ci consentono di avvicinare la sensibilità e l’intensità religiosa di quei secoli lontani.
I cambiamenti liturgici che nel corso del tempo hanno modificato gli spazi interni degli edifici religiosi, soprattutto negli anni successivi al
Concilio di Trento, hanno coinvolto profondamente la realtà dei pulpiti medievali, che hanno subito smontaggi, spostamenti e distruzioni. Questa sorte è
toccata anche agli esemplari pistoiesi, giunti ai nostri giorni in condizioni mutate rispetto al loro assetto originario. Il caso più doloroso è
senz’altro quello del pulpito della cattedrale di San Zeno, demolito nel 1558 nell’ambito di lavori di aggiornamento all’edificio e di cui si sono
conservati solo pochi frammenti. Migliore sorte è toccata agli altri pulpiti, anch’essi oggetto di spostamenti e rimontaggi, ma che fortunatamente
possiamo ancora ammirare negli edifici originari.