Storie a strisce O PROTAGONISTA? COMPARSA di Sergio Rossi Oltre a tante novità, i due festival di Lucca Comics & Games e Bilbolbul, dello scorso novembre, hanno rivelato loro malgrado il punto debole del fumetto ovembre è un mese cruciale per l’editoria fumettistica. All’inizio e alla fine del mese si svolgono i due festival di Lucca Comics & Games nell’omonima città e di Bilbolbul a Bologna. Due festival diversi per impostazione, pubblico, programma eppure, come vedremo, uniti da un denominatore comune. N Lucca Comics & Games è l’erede del Salone del fumetto nato negli anni Sessanta a Bordighera. È stato il modello per i festival di tutto il mondo del settore e, da più di vent’anni, si è aperto ai “games”, sia analogici sia digitali, alla narrativa legata a film, alla narrativa di genere e infine alle novità editoriali e all’illustrazione per bambini e ragazzi con la sezione “Lucca Junior”. Grazie ai suoi duecentoquarantamila visitatori, Lucca Comics & Games è diventato anche uno dei luoghi dove le “major” dell’audiovisivo presentano le ultime tendenze e consolidano i propri successi, come ha dimostrato il tutto esaurito all’incontro con alcuni protagonisti del serial prodotto da Netflix. Purtroppo in questa festa dell’“ entertainment” il fumetto fa un po’ da tappezzeria ed è diventato un elemento di minore importanza (economica e di riconoscimento sociale per gli appassionati) rispetto ai giochi e agli audiovisivi. Il che è un paradosso: molti serial e giochi di successo si ispirano o sono tratti da fumetti esistenti o del passato, ma le ricadute in termini di vendita e di conoscenza di quegli stessi fumetti sono poche o nulle. Stranger Things Ciò accade per vari motivi. Uno di questi è che, rispetto al settore del romanzo, il fumetto è ancora visto come un mercato dove tutte le proposte editoriali si equivalgono (per esempio alla pari di ) e acquistano importanza solo quando sono sfruttate in altri ambiti (giochi, film, serial). Corto Maltese Spiderman la locandina di Bilbolbul 2017. la locandina di Lucca Comics & Games 2017. È anche per questo che nei media non c’è stato alcun riscontro dei premi fumettistici dati a Lucca Comics & Games a opere e ad autori italiani e internazionali (tra cui di Mattotti e Kramsky, già recensito su queste pagine). D’altronde, se nessuno conosce questi autori, che senso ha parlarne? Lo stesso è accaduto alle mostre personali (Igort, Reina Telgemeier, Federico Bertolucci, Taiyō Matsumoto, Sio) e collettive, peraltro molto belle, ai tanti autori ospiti e soprattutto alla maggior parte delle proposte di editori come Bao, Tunué, Oblomov, Coconino Press, 001, Rizzoli Lizard, Mondadori (nelle due divisioni Oscar Ink e Comics). Ghirlanda Arriviamo ora a Bilbolbul. Nato nel 2000 dall’associazione culturale Hamelin, composta da membri che sono in parte anche professori all’Accademia di belle arti, il festival - curato dalla stessa associazione - si svolge a Bologna e si dedica al fumetto inteso come ricerca sul linguaggio con incontri, workshop, convegni, rassegne di film e documentari, mostre (quest’anno Mattotti, Eric Lambé, Conor Stechshulte, Stefano Ricci, Fabio Tonetto, Bastien Contraire) di cui una riservata a Benito Jacovitti, in occasione della quale è stato pubblicato da Coconino-Fandango il catalogo (a cura dell’associazione Hamelin). Jacovitti: il teatrino perpetuo Da quest’anno Bilbolbul ha compiuto una trasformazione in atto da tempo, ed è diventato un festival che privilegia la parte illustrativa del fumetto, a discapito di quella narrativa ed editoriale. È un’idea di festival destinata perlopiù a studiosi e a operatori di ambito accademico e universitario, che rischia di tagliare fuori la maggior parte dei lettori, degli autori e degli editori, ossia di chi il fumetto lo fa e lo fruisce. Persino Jacovitti è stato omaggiato più come disegnatore che come inventore e sperimentatore del linguaggio, non solo fumettistico. Pur opposti nelle concezioni, Lucca Comics & Games e Bilbolbul hanno quindi un denominatore comune: offrire due visioni molto riduttive del fumetto anziché un linguaggio autonomo produttore di storie, quelle stesse storie da cui escono poi sia i “fumetti poetici” sia le trame che arricchiscono le major dell’entertainment. Sono due visioni che non ampliano la conoscenza del fumetto fuori dalla solita nicchia di pochi appassionati, e che evidenziano, loro malgrado, i punti deboli di questo comparto editoriale. Non è un caso che, a parte Zerocalcare, Gipi o Leo Ortolani, dai tempi di editori e autori di fumetto non riescano più a entrare in sintonia con i loro lettori; e che i media identifichino solo , e come i fumetti per definizione. Speriamo allora che il 2018 porti migliori auspici a questo settore editoriale. Dylan Dog Tex Diabolik Topolino tavola di Eric Lambé, tratta da Paesaggio dopo la battaglia, testi di Philippe de Pierpont (Coconino Press - Fandango Editore, Roma 2017); tavola di Conor Stechschulte, tratta da I dilettanti (001 edizioni, Torino 2017). Al centro, illustrazione per la copertina di Le avventure di Huckleberry Finn di Lorenzo Mattotti, testi di Antonio Tettamanti (Orecchio acerbo editore, Roma 2012). tavola di Benito Jacovitti, Cocco Bill fa sette più, storia pubblicata nel “Corriere dei Piccoli”, dal n. 48 del 1° dicembre 1968 al n. 7 del 16 febbraio 1969.