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IL RITRATTO ITALIANO NEL RINASCIMENTO

Ottobre 2024

ART E DOSSIER N. 424

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ROMANINO

ART E DOSSIER N. 425

Esplora le visioni di "Camorra con vista" di Luca Antoccia e immergiti nella Material Art Fair. Scopri i dettagli delle mostre di Lucio Fontana a Milano e Amedeo Modigliani a Londra. Approfondisci il mondo dell'arte contemporanea e le tendenze del mercato artistico.

Art news

save italy - Un paese pronto a dimenticare? di Leonardo Piccinini

camera con vista - Camorra con vista di Luca Antoccia

arte contemporanea - Material Art Fair di Cristina Baldacci

storie a strisce - Comparsa o protagonista? di Sergio Rossi

blow up - Wildlife Photographer, Gursky, Bieber di Giovanna Ferri

XXI secolo - Intervista a Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani - La bellezza salverà il mondo di Marco Bussagli

architettura per l’arte - Un’opera in volo di Aldo Colonetti

Grandi mostre. 1 Lucio Fontana a Milano - Forme luminose nello spazio di Melisa Garzonio

Studi e riscoperte. 1 I precedenti del Quadrato nero su fondo bianco di Kazimir Malevicˇ - Et sic in infinitum di Mauro Zanchi

Grandi mostre. 2 Amedeo Modigliani a Londra - Tre teste e un mendicante di Gloria Fossi

Grandi mostre. 3 Arte, gioco e giocattoli a Pontedera - La trottola e il robot di Claudia Terenzi

Studi e riscoperte. 2 Lucien Lévy-Dhurmer - Il nomade della bellezza di Alessandra Quattordio

la pagina nera - Dei burocrati il fardello blocca tutto nel castello di Fabio Isman

Studi e riscoperte. 3 Agostino Tassi - Una vita spericolata di Maurizia Tazartes

Grandi mostre. 4 L’Eterno e il Tempo. Tra Michelangelo e Caravaggio a Forlì - La fede, il pensiero, la tecnica di Paola Refice

Musei da conoscere - Il Weltmuseum Wien a Vienna - Dove non tramontava mai il sole di Antonio Aimi

in tendenza - Puntare sul Middle Market di Daniele Liberanome

Cataloghi e libri a cura di Gloria Fossi

Versione cartacea

XXI secolo Intervista a Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani SALVERÀ IL MONDO LA BELLEZZA Dal 1° gennaio 2017 Barbara Jatta è il primo direttore donna dei Musei Vaticani. Il bilancio di quest’anno, l’eredità di chi l’ha preceduta, i progetti futuri sostenuti da un forte entusiasmo, disciplina ed esperienza sono alcuni dei punti salienti del suo racconto ad “Art e Dossier”. Marco Bussagli a poco più di un anno, Barbara Jatta, storica dell’arte specializzata nello studio del disegno e dell’incisione, siede sullo scranno di direttore dei Musei Vaticani. “Art e Dossier”, e chi scrive, hanno dedicato, già negli anni scorsi, un’intervista alle personalità che si sono succedute in questo importante incarico per capire quali siano le dinamiche culturali a cui guarda il più alto responsabile di questa straordinaria collezione di capolavori d’arte, unica al mondo. Così, su queste pagine, si sono raccontati Francesco Buranelli, direttore dal 1996 al 2007 e Antonio Paolucci che ha guidato i Musei Vaticani dal 2007 al 2016. Adesso è il momento di Barbara Jatta, prima donna a ricoprire questo incarico, la cui dicitura, però, rimane quella di «direttore» perché questa è la denominazione del dicastero. Sposata, con tre figli, affabile, gentile, solare, di grande fascino, Barbara Jatta è, felicemente, quanto di più lontano si possa immaginare dal polveroso cliché dello studioso pedante e da quello dell’austero direttore, pur avendo al suo attivo un curriculum scientifico e professionale di tutto rispetto. Laureata presso l’Università La Sapienza di Roma, dopo varie specializzazioni in Italia e all’estero, con tirocini in Inghilterra, Portogallo e negli Stati Uniti, dal 1981 al 1996 ha collaborato con quello che oggi è l’Istituto centrale della Grafica di Roma, prima come restauratrice e, poi, quale storica dell’arte impegnata nella catalogazione dei fondi di disegni, incisioni, xilografie e litografie dell’ente.  D Titolare dal 1994 del corso di Storia delle tecniche e delle arti grafiche presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, dal 1996 è stata responsabile del Gabinetto delle stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana presso la quale era anche membro della Commissione mostre, della Commissione accessioni, della Commissione acquisti e della Commissione delle catalogazioni. Ha collaborato e organizzato personalmente diverse mostre e ha partecipato a numerose imprese editoriali nel campo della storia della grafica e dell’arte. L’8 settembre del 2010 il Santo Padre Benedetto XVI l’ha nominata curatore delle stampe presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Poco meno di sette anni più tardi, il 1° gennaio 2017, Papa Francesco l’ha scelta per guidare i Musei Vaticani.    Gentile direttore, la sua nomina risale al 1° gennaio 2017. Può farci un consuntivo di questo primo anno di lavoro? Positivo. L’esperienza di questo primo anno di lavoro è stata molto positiva, soprattutto mi ha fatto piacere come sono stata accolta… non voglio dire con affetto, ma certo con grande disponibilità da tutto il personale, dai tecnici di laboratorio, dagli storici dell’arte. Insomma un bilancio decisamente positivo.    La sua nomina a direttore dei Musei Vaticani ha molto colpito perché lei è la prima donna a ricoprire questo ruolo. Tuttavia, la sua vita professionale si è svolta ed è cresciuta fra i codici della Biblioteca Vaticana. Cosa ha portato con sé della sua precedente esperienza? Beh, prima di tutto, il rigore, la serietà, l’impegno a cui mi ha abituato il mio precedente ruolo; ma anche l’entusiasmo e l’amore per questo nuovo incarico che, di fatto, già profondevo nella mia precedente esperienza. Poi, il gusto per la ricerca e l’indagine scientifica che caratterizza entrambe le attività.    L’eredità della direzione lasciata dal professor Antonio Paolucci è sicuramente un’eredità illuminata. Cosa ritiene sia necessario conservare della precedente impostazione e cosa pensa vada modificato? Il professor Paolucci ha fatto un lavoro straordinario. La sua direzione ha avuto come cifra caratterizzante quella dell’attenzione alla valorizzazione della collezione museale e alla didattica e, dunque, mi sento di seguitare nello stesso solco. Poi, naturalmente, siamo persone diverse, ciascuna con le proprie idee.  Ho tanti progetti in testa che spero di realizzare. Ecco, una differenza può essere che il professor Paolucci, quando prese la direzione dei Musei Vaticani, aveva già una lunga esperienza nello Stato, come soprintendente, come ministro dei Beni culturali. Io, invece, non ho avuto questo tipo di esperienze, ma posso vantare il fatto che, lavorando in Biblioteca, già prima di arrivare a occupare questo posto, avevo accumulato una lunga consuetudine con l’ambiente vaticano e una profonda conoscenza dei suoi meccanismi di gestione e delle sue dinamiche. Uno dei punti qualificanti della mia direzione è quello della messa online di tutta la collezione.  Siamo già a buon punto. Tutto il Gregoriano Profano è in rete, tutta la Pinacoteca è in rete e via di questo passo. La mia intenzione è, però, quella di rendere fruibili anche le opere che sono nei depositi. Barbara Jatta e sullo sfondo la cupola di San Pietro a Roma.   Sarete unici in questa impresa. No, no, questa prerogativa l’ha già il British Museum, il Metropolitan: ci adeguiamo, così, agli standard dei grandi musei internazionali e noi, di fatto, siamo un museo internazionale.    Beh, sicuramente: con sei milioni di presenze l’anno… Abbiamo superato i sei milioni. Ma, poi, c’è un aspetto importante: in rete mancava il dato ufficiale dei Musei Vaticani. Mi spiego meglio. Se qualcuno, e penso soprattutto ai ragazzi, ma anche agli studiosi, cercavano che so, la data della Trasfigurazione di Raffaello, trovavano indicazioni di tutti i tipi.    Wikipedia… Sì, Wikipedia, ma anche altri e, soprattutto, non comparivano i Musei Vaticani. Mancava cioè il dato ufficiale, la fonte primaria. Anche perché la scheda che adesso si può leggere in rete, sebbene riassunta, è il risultato del lavoro di collazione che i nostri tecnici e storici dell’arte fanno con i dati che il museo possiede, dagli archivi storici e cartacei fino alle ricerche più recenti e, quindi si tratta di dati certi, aggiornati al dibattito scientifico più recente. E poi, on line si trovano anche tanti errori.    Wikipedia… ma questo non lo diciamo. No questo non possiamo dirlo… Anzi, no, diciamolo…    Sì, ha ragione, diciamolo. Beh, comunque, ora, la data della Trasfigurazione di Raffaello la sappiamo tutti, ma se anche ci fosse una controversia scientifica, un’incertezza o un errore, sarebbe, per così dire, un errore ufficiale e ragionato.    Un errore doc! Nella mia precedente intervista per “Art e Dossier” al professor Paolucci chiesi quale fosse la sua posizione rispetto alle nuove tecnologie di fruizione museale (smartphone, QR code ecc.). La sua risposta non fu entusiasta. Lei cosa pensa in proposito? In realtà, lei mi ha già risposto. Sì, ma non le ho detto che una delle cose a cui tengo di più è la newsletter dei Musei Vaticani. Noi inviamo un link a tutti i visitatori che si vogliono registrare, i quali, così, possono essere costantemente aggiornati sulle iniziative dei Musei Vaticani e, se credono, programmare visite, sapere in anticipo cosa verranno a vedere… prepararsi. Una cosa di cui sono molto orgogliosa è il nuovo sito dei Musei Vaticani che permette, in molti casi, anche una visita virtuale e la possibilità di essere informati, appunto, con le schede di tutte le opere. Si arriva, così, a una visita consapevole.    Ma anche a un’acquisizione a distanza: pensiamo al visitatore di New York, per esempio. Sì, certo, a maggior ragione. Comunque, mi ritengo fortunata perché io non appartengo alla generazione dei cosiddetti “nativi digitali” e dunque penso di avere la giusta distanza rispetto ai mezzi informatici, riuscendo a utilizzarne i vantaggi senza farmi coinvolgere troppo. Per esempio, non vedo la stessa cosa con mio figlio, il più piccolo, nato nel 2002 (gli altri sono già fuori, uno addirittura all’estero)… beh, è sempre “connesso”, sempre a trafficare con l’iPad o il cellulare.    Mio figlio, che è del 1999, fa lo stesso… Invece, usata con la giusta misura, la risorsa digitale e il web costituiscono una grande opportunità di crescita, confronto e conoscenza.    Con la sua direzione è stato riaperto il Braccio di Carlo Magno come sede espositiva. Quali sono i progetti per il futuro? Il Braccio di Carlo Magno per i prossimi sei mesi, in realtà, verrà chiuso. Ha bisogno di lavori di restauro e di ripristino perché è stato danneggiato dall’ultimo terremoto, quello di ottobre (poco più di un anno fa…) che ha fatto più danni di quello di giugno. Poi riaprirà come sede espositiva con tanti progetti e il primo sarà una mostra di oggetti russi. In realtà, si tratta di un accordo fra Papa Francesco e Putin. Quasi due anni or sono, io ero ancora vicedirettore, Antonio Paolucci mi disse: «Tu sei per un quarto russa» (parlo anche un po’ di russo) «vai tu all’inaugurazione dell’esposizione a Mosca dei capolavori dei Musei Vaticani», e ha avuto ragione. Adesso, entro il 2018, ci sarà la mostra delle opere e dei capolavori provenienti dai Musei Storici russi. Poi altri progetti e, nel 2020, ci sarà Raffaello per il cinquecentenario della morte. Una sala del Museo Gregoriano Profano, fondato nel 1844 nel Palazzo Apostolico del Laterano e trasferito negli anni Sessanta in Vaticano.   Rispetto al tema del flusso dei visitatori che, ormai, hanno raggiunto quota sei milioni, quali sono le problematiche e quali gli eventuali interventi da fare? Come ho detto, abbiamo superato questa cifra e il tema che ne consegue è quello della manutenzione. Noi abbiamo, all’interno dei Musei Vaticani, un Laboratorio di restauro che ha specializzazioni per ogni materiale.    Beh, il Laboratorio di restauro dei Musei Vaticani ha fatto la storia del restauro. Sì, è vero. Poi abbiamo (e in questo siamo unici) un Ufficio di ricerca all’interno dei Musei per cui sappiamo tutto della secolare storia dei Musei Vaticani e possiamo indirizzare gli interventi di ripristino in funzione della memoria di quelli precedenti, tenendo conto della successione delle diverse tecniche di restauro e delle vicende che hanno interessato questo o quell’affresco, questa o quell’opera. A tutto ciò va aggiunto il ciclo della manutenzione ordinaria. Il 1° gennaio di ogni anno si comincia con la spolveratura degli affreschi della Cappella Sistina e poi si conclude il giro il 31 dicembre. Per cui, ogni anno, si pulisce e si spolvera tutto. Naturalmente, tutto questo è possibile perché siamo sostenuti dai nostri visitatori che “finanziano”, con un introito sufficiente, le spese di questo programma di manutenzione ordinaria e straordinaria che coinvolge novanta addetti.    Novanta eccellenze. Sì, ma questo implica anche la necessità di distribuire i flussi dei visitatori e di decongestionare la Sistina, perché tutti vogliono andare lì e, allora, l’apertura degli altri settori permette di ridistribuire i visitatori. Anche l’apertura di Castel Gandolfo, come sede museale, sta contribuendo a questo risultato. Non che ci sia uno un vero e proprio scambio, ovvero: vado a Castel Gandolfo e non vado ai Musei Vaticani, ma anche l’apertura di questo polo di attrazione permette, quanto meno, di diluire nel tempo i flussi e, dunque, di evitare la congestione in Sistina che è il grande problema dei Musei Vaticani.    La direttrice della Direzione generale del Lazio è Edith Gabrielli, Maria Antonella Fusco lo è dell’Istituto centrale della grafica, la direttrice di Villa Medici è Muriel Mayette Holz (che abbiamo intervistato su queste pagine), la direttrice delle Gallerie Barberini e Corsini è Flaminia Gennari Santori, la direttrice dell’Accademia di Belle arti di Roma è Tiziana D’Acchille, la direttrice della Galleria d’arte moderna e contemporanea è Cristiana Collu, lei è il direttore dei Musei Vaticani. Cosa pensa di questa “onda rosa” che interessa le principali istituzioni dell’arte romana? Mah, non si tratta di “onda rosa”… è che la società cambia. Quando ero piccola io, mia madre, che lavorava come restauratrice all’Istituto centrale del restauro, era quasi una rarità. Quando sono entrata a lavorare in Vaticano, e Lucina Vattuone dell’Ufficio stampa qui presente, anche lei entrata nei Musei in quegli anni, ce lo può confermare, le donne erano pochissime. Adesso che sono direttore dei Musei Vaticani, la presenza femminile è la metà del personale. Quando ero bambina, per accudire mia sorella e me, mia madre rimase a casa a lavorare e io sentivo l’odore dei colori a olio, della trementina. Ma oggi non esiste… le donne studiano, crescono professionalmente e occupano posti chiave nella società, poi si è anche fortunate… ma, insomma, è il tessuto sociale che è cambiato: alle donne, nel mondo, si chiede di essere al pari degli uomini.    Com’è cambiata la sua vita da quando è direttore dei Musei Vaticani? È cambiata, è cambiata… Prima di tutto, ho meno tempo per i miei, per la mia famiglia e quel poco che riesco a racimolare lo passo con loro, con mio figlio che fa ancora il ginnasio, con mio marito e mia madre anziana cui cerco di stare più vicino che posso. Poi, gli impegni, le responsabilità… anche il vestirsi… c’è sempre un’intervista, una visita ufficiale. Insomma, si finisce quasi per essere un personaggio pubblico.    Non “quasi”… sicuramente un personaggio pubblico. Poi, però, c’è l’entusiasmo per i tesori che i Musei Vaticani conservano e l’impegno per farlo al meglio e contribuire alla diffusione della bellezza che, come diceva qualcuno, «salverà il mondo».  Grazie direttore. Raffaello, Trasfigurazione (1517-1520), Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca. Musei Vaticani Città del Vaticano www.museivaticani.va

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Mostre di Lucio Fontana e Modigliani: Arte Contemporanea

FEBBRAIO 2018

ART E DOSSIER N. 351

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