Nacque ad Algeri, il pittore Lucien Lévy, durante il Secondo impero, nel 1865, in piena epoca colonialista francese. Era figlio di Salomon Lévy (forse un ebreo emigrato in Algeria da Alsazia o Lorena) e di Pauline- Amélie Goldhurmer. La famiglia, certo, raggiunse la Francia nel volgere di pochi anni se già nel 1879 il piccolo Lucien frequentava l’Ecole communale supérieure de dessin et de sculpture a Parigi. Tra l’altro, nel 1870, il decreto Crémieux aveva esteso anche agli ebrei residenti in Algeria la cittadinanza francese, facilitando i loro spostamenti attraverso il Mediterraneo. Certo, degli esotismi di quei luoghi, crocevia di civiltà e razze, molto dovette rimanere impresso nell’animo di Lucien. Nella capitale francese fu suo maestro Louis-Joseph-Raphaël Collin, pittore d’aspirazioni simboliste, attento collezionista di terrecotte antiche e ceramiche giapponesi, a sua volta allievo di Alexandre Cabanel. Nel 1882 Lucien Lévy esponeva, appena diciassettenne, al Salon des artistes français un piccolo nudo su placca di porcellana direttamente ispirato alla Nascita di Venere di Alexandre Cabanel.
