PICASSO PRIMITIVO
Tra i tanti eventi dedicati nel 2017 agli infiniti aspetti dell’opera di Picasso, la mostra che avrebbe meritato maggiori commenti, anche oltre i confini francesi, è a mio parere Picasso primitivo, allestita a Parigi, al Musée du Quai Branly (conclusa lo scorso luglio). A dire il vero oggi, e fino all’8 aprile, la mostra è stata trasferita al Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City (il 7 maggio andrà a Montreal, al Musée des Beaux-Arts, fino al 16 settembre). Tuttavia è probabile, come spesso accade, che non sia identica a quella che abbiamo visto a Parigi, e ha ben fatto Electa a pubblicare, in traduzione fedele, il catalogo dell’evento originario. Un libro più illustrato che scritto, che segue il filo tematico e cronologico della mostra, la quale, come in un crescendo, diventava particolarmente coinvolgente nella parte finale, dove un’infilata strepitosa di sculture primitive sembrava emergere dall’oscurità. Di sala in sala, al Musée du Quai Branly, si ripercorrevano le tappe della fascinazione di Picasso per l’arte etnografica delle cosiddette culture primitive. Fascinazione continua e duratura, che risale almeno al 1907, in sintonia con quella di altri artisti delle avanguardie, e nonostante la celebre negazione di Picasso stesso: «L’arte negra? Non esiste, non so cosa sia». Sculture, dipinti, disegni del più celebre artista del XX secolo, e anche una notevole documentazione di fotografie, cataloghi, cartoline e scritti del primo Novecento, sono in relazione, anche nel libro, con la bellezza primigenia di decine di opere d’arte africana e oceanica, patrimonio del museo parigino. Un valore aggiunto è la documentazione sulle numerose sculture primitive collezionate negli anni da Picasso, oggi al Musée Picasso- Paris. Il curatore Yves Le Fur e gli autori dei saggi Gérard Wajcman e Stéphane Breton sono riusciti nell’impresa di rendere accessibile anche al largo pubblico, in modo divulgativo e spettacolare, come si diceva, quanto non avesse già fatto mirabilmente, ma in modo esclusivamente accademico, il bravissimo William Rubin, nel lontano 1984, al Met di New York, nell’irripetibile mostra sul primitivismo nel XX secolo, il cui catalogo in due volumi è oggi a prezzi d’antiquariato.