Innsbruck International è un festival biennale che dal 2013 invita artisti di tutto il mondo a intervenire nello spazio pubblico riflettendo su temi di attualità. Ha come sede la capitale del Tirolo, dove dal 10 marzo prossimo, per circa due settimane, prende il via la terza edizione della mostra, che fin dagli esordi ha cercato di portare l’arte al di fuori degli spazi usuali e di coinvolgere chi è spesso ai margini della vita sociale e politica, pur essendo parte della comunità cittadina.
L’indagine dell’io è stata al centro delle due manifestazioni passate e ritorna come tema conduttore anche quest’anno, ma secondo un diverso punto di
vista. Il singolo individuo è infatti presentato come «agente del cambiamento sociale», espressione ripresa da un recente saggio di Jens Hof fmann sulla
figura del curatore e il ruolo delle mostre (Theater of Exhibitions, 2015). Mettendo a confronto la pratica curatoriale contemporanea con le strategie
del teatro politico novecentesco (Beckett, Brecht, Piscator, e non solo), Hoffmann definisce il fare mostre come lavoro antropologico e il curatore come
agente che, oltre a produrre cultura e narrazioni visive, aiuta a comprendere i molti cambiamenti della società post-digitale e ad adattarsi ai nuovi
modi di vivere.