Grandi mostre. 4
Maastricht: ritratti di gruppo al Tefaf

ORGOGLIO
CIVICO

L’appuntamento annuale con la grande fiera antiquaria olandese mette al centro dell’attenzione dei visitatori il ritratto di gruppo, uno dei generi più in voga nel Secolo d’oro. Attorno a uno dei capolavori del genere, di Bartholomeus van der Helst, un piccolo nucleo di dipinti e di oggetti a ricreare un frammento della vita quotidiana e del gusto dei Paesi Bassi nel XVII secolo.


Claudio Pescio

Il ritratto di gruppo, nella sua accezione borghese di esibizione di leadership civile e professionale, è un’invenzione olandese. Tra XVI e XVII secolo, nelle province settentrionali dei Paesi Bassi repubblicani, l’eclissi della nobiltà libera i posti più in vista nella scala sociale e li rende disponibili per una nuova classe dirigente. Il genere pittorico del ritratto, soprattutto, ne ricava slancio e prestigio, e una sua particolare formulazione si mostra perfettamente in sintonia con le esigenze e le prospettive del tempo; il ritratto di gruppo, infatti, abbatte i costi per il committente ridistribuendone il peso fra più soggetti, inoltre il ritrovarsi fra sodali, anche visivamente, rafforza lo spirito di appartenenza a un organismo collettivo e rafforza la percezione di essere al servizio della collettività. Categorie professionali come quella dei medici, compagnie di armati a difesa delle città, rettori di enti filantropici sono tra i più entusiasti modelli paganti di pittori ultraspecializzati - come Frans Hals, Ferdinand Bol, Adriaen Backer, Aert Pietersz, Bartholomeus van der Helst, Govert Flinck, Nicolaes Pickenoy, lo stesso Rembrandt -, perlopiù attivi ad Amsterdam e a Haarlem.

A legare fra loro queste compagnie di individui non sono più solo la parentela o la religione o il fatto di suonare insieme per diletto: per la prima volta, a unire un gruppo sono il lavoro e l’impegno sociale; Alois Riegl, in un suo studio del 1902, lo chiama «ritratto corporativo». Un’esigenza di promozione di sé in quanto membri attivi nella società che si sviluppa per tutto il XVII e il XVIII secolo e si allarga poi in tutta Europa; fino a sfociare, con la fotografia, in un fenomeno di comunicazione di massa a livello globale.