Cortoon


PICCOLO VIAGGIO
IN PICCOLI FILM TUNISINI

di Luca Antoccia

Sappiamo in fondo così poco su quanto avviene a pochi chilometri da Lampedusa che può valere la pena anche solo dare un’occhiata al libro uscito nel 2017 Il nuovo cinema arabo. Parlano i nuovi registi tunisini (Lithos Editrice) di Fabio Gargano. O almeno lo si può usare come guida per trovare, in una delle tante piattaforme online, una parte dei corti citati. Il diritto negato a emigrare, una sommossa per il sospirato visto è raccontata in La Cuirassé Abdelkrim (2003) di Walid Mattar che riprende stilemi e sequenze della celebre La corazzata Potëmkin (1925) di Sergej Michajloviˇc ˙Ejzenštejn in una intelligente e ironica comparazione coi nuovi sfruttati. Un tema, quello dell’emigrazione, che è il nucleo centrale del lungo Babylon di Ala Eddine Slim, Ismaël e Youssef Chebbi, girato nel campo rifugiati di Choucha sul confine libico-tunisino. La rivoluzione del 2011 che porta alla caduta di Ben Ali e poi a una restaurazione islamista è oggetto di vari corti importanti. Tra questi Révolution, moins 5’ di Ridha Tlili che racconta con stile vivace la Tunisi dei musicisti e degli Street Artist. Résistance (2013) invece, di Amine Chiboub, racconta il richiudersi delle speranze suscitate dalla rivolta ed è un atto d’accusa frontale contro la deriva islamista, retorico a tratti ma da far vedere a chi parla di un unico Islam. Obsession (2009) e Pourquoi moi? (2010), dello stesso autore, avevano anticipato la rivolta trattando il primo, in forma fantastica, il desiderio/paura del cambiamento e il secondo, in un apologo, la violenza strisciante presente nella società in cui ciascuno trova il suo capro espiatorio. Toni amari e grotteschi che nel 2010 erano già stati sperimentati da Malik Amara in Linge sale, storia di un uomo vessato da una moglie perfida e ingombrante che finisce ingegnosamente per eliminare. Ma ancora una volta, è un corto d’animazione, L’Mrayet (Les lunettes) di Nadia Raïs, a dire di più e meglio su un mondo in cerca di palingenesi (e anche di affrancamento dal cinema d’autore europeo e francese in particolare). Scritto e girato prima della rivoluzione del 2011, ma distribuito subito dopo, racconta la storia di un impiegato in un emblematico «Centro di scrittura del futuro...» che sembra debba imbrigliare ogni cambiamento.