Blow up KERTÉSZ, MOLLINO, PHOTOGRAPHY GRANT di Giovanna Ferri uando dietro l’obiettivo c’è André Kertész (Budapest 1894 - New York 1985), qualsiasi aspetto del quotidiano assume valore e significato. Ritenuto da Henri Cartier- Bresson il padre della fotografia moderna e da Brassaï il proprio maestro, il fotografo ungherese, in linea con il suo pensiero e il suo sentire, amava soffermarsi sulle cose semplici, posare l’occhio su un fugace gesto per cogliere un’emozione, l’intimità di un attimo. Immagini mai scontate che attraverso particolari inquadrature, giochi di luci e ombre rimangono pietre miliari di un poeta della visione che possiamo riscoprire in occasione della mostra curata da Denis Curti al . Centottanta opere scandiscono il suo iter artistico segnato da alcune tappe fondamentali come il trasferimento a Parigi negli anni Venti dove Kertész conosce Mondrian, Picasso, Chagall (oltre a Brassaï e Cartier-Bresson), e dove partecipa alla prima esposizione indipendente di fotografia Salon de l’Escalier con, tra gli altri, Berenice Abbott, Nadar e Man Ray. E poi il viaggio a New York negli anni Trenta, dove rimarrà fino alla morte. Q (André Kertész. Un grande maestro della fotografia del Novecento, fino al 16 giugno, www.palazzoducale.genova.it) Palazzo ducale di Genova André Kertész, Nuotatore sott’acqua, Esztergom (Ungheria) 1912, Parigi, Jeu de Paume. «La fotografia è dappertutto, non è un’attività artistica o professionale separata dal resto, ma può assumere forme, funzioni e compiti differenti tra loro, finendo per coincidere con la vita stessa di chi la utilizza», leggiamo nel catalogo della mostra , a cura di Francesco Zanot. Questo l’approccio dell’architetto torinese (1905-1973) alla fotografia, vissuta come mezzo per ripercorrere il suo cammino umano e professionale. Una sorta di “autobiografia” che ha permesso all’autore di dare voce al suo pensiero e di documentare il suo lavoro. Attività trasmessa dal padre ingegnere e che Mollino ha portato avanti con tecniche diverse a seconda del soggetto di volta in volta privilegiato: l’architettura, il design, il ritratto, lo sci, il volo e il viaggio. Oltre cinquecento immagini, ricavate dall’archivio del Politecnico di Torino, per esplorare la sua intera parabola creativa. (Torino, Camera - Centro italiano per la fotografia, fino al 13 maggio, www.camera.to) L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973 Carlo Mollino, Ritratto (senza titolo) (1956-1962 circa), Torino, Politecnico, sezione Archivi biblioteca Roberto Gabetti, fondo Carlo Mollino. Dare spazio a giovani talenti di tutto il mondo, sostenere la loro ricerca in campo fotografico, scoprire il loro “background” è la finalità che si prefigge il concorso biennale , promosso dalla Fondazione Mast di Bologna. Da un gruppo di quaranta emergenti, scelti da un team internazionale di esperti, i quattro finalisti della quinta edizione chiamati a esprimersi sul tema del lavoro, dell’industria, dei cambiamenti economici, produttivi, tecnologici, ambientali, etici, socioculturali sono: Mari Batashevski (Russia, 1980), Sara Cwynar (Canada, 1985), Sohei Nishino (Giappone, 1982) e Cristóbal Olivares (Cile, 1988). Tra i loro progetti, in mostra , con la cura di Urs Stahel, quelli dei due vincitori ex aequo (Cwynar e Nishino) hanno riguardato rispettivamente l’estetica utilitaristica e modernista della produzione industriale e l’elemento acqua attraverso gli scatti sul fiume Po. Mast Foundation for Photography Grant on Industry and Work alla Fondazione Mast (fino al 1° maggio, www.mast.org) Sohei Nishino, Il Po, Casa sul fiume, Luzzara 2017. IN BREVE: Frank Horvat. Storia di un fotografo Torino, Musei reali, sale di palazzo Chiablese fino al 20 maggio www.museireali.beniculturali.it Vivian Maier. La fotografa ritrovata Bologna, Palazzo Pallavicini fino al 27 maggio www.palazzopallavicini.com