La morsa autoritaria sotto cui il mondo intero sembra oggi essere piombato, con il fiorire dei demagogismi razzisti,
delle intolleranze nazionaliste e del sempre più incontenibile livore sociale; la presente crisi delle democrazie nell’Occidente, l’involuzione
teocratica susseguitasi alle primavere arabe e il sorgere di continue nuove dittature e tirannie in tutto il globo; tutti questi sembrano essere
terribili segnali e sintomi dello stato di crisi a cui le nostre società sono state condannate negli ultimi anni.
In un recente saggio pubblicato
da Toni Morrison dal titolo No Place for Self-Pity, No Room for Fear, la scrittrice americana chiama in causa la responsabilità degli artisti nel
mondo attuale, in un mondo che è ferito e sanguinante. «È esattamente questo il momento in cui un artista deve rimboccarsi le maniche. Non c’è tempo per
la disperazione, non v’è spazio per l’autocommiserazione, non c’è posto per la paura. Noi parliamo, noi scriviamo, noi facciamo linguaggio e arte. È
così che la civiltà guarisce»(*). Come è importante, sostiene la Morrison, non ignorare il grido di dolore del mondo, è altrettanto indispensabile non soccombere alla sua cattiveria e
alle sue malevolenze.
XXI secolo. 2
Leon Golub
UN GRIDO
CONTRO LA VIOLENZA
Ha militato nell’arte per denunciare soprusi, violenze, discriminazioni, abusi di potere presenti negli Stati Uniti, suo paese natale, ma diffusi come ben sappiamo anche nel resto del mondo. Con questo approccio Leon Golub ha realizzato le sue opere, segnate da un crudo realismo.
Elena Agudio