Cinquanta capolavori del tardo Ottocento e Novecento sono esposti per centottanta giorni a Palazzo reale di Milano (Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art, fino al 2 settembre). Un lungo periodo per una mostra particolare, che presenta opere di Monet, Manet, Bonnard, Cézanne, Gauguin, Picasso e tanti altri artisti, impressionisti, postimpressionisti, fauves, surrealisti e cubisti. Nomi celebri e opere di alta qualità, paesaggi, ritratti, nature morte.
La singolarità della mostra sta anche nel fatto che arrivano tutte dal Philadelphia Museum of Art, riproponendo un pezzo di storia collezionistica
interessante. Come ha fatto questo museo ad avere tanti impressionisti e una collezione d’arte che conta circa duecentoquarantamila opere d’arte
dall’antichità a oggi?
Ecco come. Fondata nel 1681, Filadelfia, sesta città degli Stati Uniti per numero di abitanti e la più importante della Pennsylvania, ha potuto vantare
sin dal secondo Ottocento una classe dirigente di ricchi commercianti e banchieri. Nel 1876 ospitò, per celebrare i primi cento anni della Dichiarazione
di indipendenza degli Stati Uniti, la prima fiera mondiale ufficiale (International Exhibition of Arts, Manufactures and Products of the Soil and Mines)
visitata da più di dieci milioni di persone. Forte molla per gli americani che cominciarono a viaggiare in Europa, acquistare opere d’arte e fondare
sempre nel 1876 il Philadelphia Museum of Art, inaugurato nel maggio dell’anno successivo e chiamato allora Pennsylvania Museum and School of Industrial
Art. Un vasto edificio neoclassico, simile a un tempio greco, piazzato a ovest della Benjamin Franklin Parkway e che entro il 2020 verrà ampliato dal
celebre architetto Frank Gehry.
Ad arricchire e ingrandire il museo ci pensarono direttori, collezionisti e artisti acquistando e donando intere collezioni. Da Fiske Kimball, direttore
per trent’anni dal 1925, che dotò il museo di arredi originali di vari paesi ed epoche, all’artista Mary Cassatt, che, presente a lungo a Parigi, aveva
fatto da tramite tra i propri connazionali e gli artisti francesi.