Un aperitivo di successo, il Bellini di Cipriani, un quartiere popolare di Milano, il Giambellino. Se pochi sono gli artisti che possono fregiarsi di simili riconoscimenti, forse nessuno tra i grandi è negletto quanto Giovanni Bellini (1438/1440-1516). Uomo la cui vita non ha lasciato spazio all’encomiastica ottocentesca, perché raramente un pittore eccelso, un classico alle soglie della modernità, «uno dei grandi poeti d’Italia » nella definizione di Roberto Longhi, è tanto congetturale. Un mito sbiadito in quel Novecento che ha invece esaltato in modo assoluto Andrea Mantegna (1431-1506), l’acme raggiunto nel 1961 a Mantova: duecentocinquantamila visitatori in due mesi, quattro ristampe del catalogo per una mostra epica, capostipite dell’odierna “mostrofilia”.
Due giganti della storia dell’arte occidentale caratterialmente assai distanti ma uniti da un profondo legame familiare: la figlia di Jacopo Bellini e
sorellastra di Giovanni, Nicolosia, sposa dal 1453 di Mantegna. Il loro sarà un lungo matrimonio, allietato da sei figli, quasi tutto trascorso ai
margini della coltissima corte di Mantova dove Andrea è artista, decoratore e ancor più consigliere del duca per tutte le cose d’arte. Il rapporto fra
cognati e fra fratelli lo possiamo soltanto immaginare: nessun documento svela la loro affettività e dimestichezza. Solo le loro opere parlano, a chi
voglia intenderle anche come espressione di sentimenti nonché di stile, tecnica, costruzione iconografica. Dal matrimonio generandosi uno dei più
appassionanti dialoghi pittorici del Quattrocento, imperniato principalmente sul passo del Vangelo di Luca (2, 22-35) dedicato alla purificazione,
soggetto Mantegna, ora nella Gemäldegalerie di Berlino, e della veneziana Presentazione di Gesù al tempio di Giovanni Bellini. Una coppia di
opere che, per la prima volta dopo mezzo millennio, si trovano esposte una accanto all’altra a Venezia (Capolavori a confronto. Bellini/Mantegna. Presentazione di Gesù al tempio, fino al 1° luglio). Un evento eccezionale in un’eccelsa cornice: le sale auliche di una delle più straordinarie case-museo del mondo, la Fondazione
Querini Stampalia, gioiello neoclassico oggi incastonato tra i mirabili interventi novecenteschi di Carlo Scarpa e Mario Botta.