Auguste Rodin in mostra a Treviso 


Il genio
solitario

Ilaria Ferraris

«Prima di essere celebre, Rodin era solo. E la celebrità, una volta sopraggiunta, lo ha reso forse ancora più solo». Da questa affermazione, incipit del volume di Rainer Maria Rilke sullo scultore francese (1902), si dipana il “fil rouge” emozionale che Marco Goldin sottende al percorso espositivo della grande mostra in corso a Treviso. Acclamato come il più grande scultore fra i suoi contemporanei ma non sempre capito, Rodin praticava la scultura con energia innovativa, facendo vibrare la materia e rompendo gli schemi accademici, a volte in contrasto con il gusto corrente e con le aspettative dei committenti.


A conclusione delle celebrazioni per il centenario della morte, una grande mostra a Treviso con opere dal Musée Rodin racconta l’intero percorso personale e creativo dello scultore francese


La prima mostra dedicata da Goldin alla grande scultura, fino al 3 giugno, è l’evento conclusivo delle celebrazioni per il centenario della morte del maestro francese. Nel Museo Santa Caterina, all’interno delle tre sale dedicate alle esposizioni temporanee - la lunga sala al primo piano, l’ampia sala al piano terreno e la grande sala ipogea Barbisan, completamente rinnovata e inaugurata in questa occasione - sono esposte settantatre opere - cinquanta sculture e ventitre opere su carta - selezionate dalla collezione del Musée Rodin di Parigi, inclusi tutti i capolavori più celebri come Il pensatore, Il bacio, Il monumento a Balzac, nonché maquettes delle opere monumentali non trasportabili come la Porta dell’inferno e i Borghesi di Calais. In più, a confronto, due dipinti, uno di Monet e uno di Munch.