Èsempre una questione tra Italia e Germania: nella storia, nella guerra, nella tecnica, nel calcio e persino nell’arte. Basterebbe questo semplice assunto per riassumere con efficacia il complesso e affascinante rapporto tra il più importante artista tedesco del Rinascimento e la coeva cultura italiana che la mostra inaugurata a fine febbraio a Milano (Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia, Palazzo reale, fino al 24 giugno) si prefigge di analizzare, portando una ventata di aria fresca in mezzo a un panorama italico di esposizioni sempre più ombelicali ed eloquentemente xenofobe.
La storia di Albrecht Dürer rappresenta un capitolo artistico e culturale unico, che lo eleva non solo al livello dei tre grandi maestri italiani
dell’epoca, Leonardo, Raffaello e Michelangelo, ma lo accomuna per certi versi anche ai modelli nordici come Bosch e Bruegel, facendo di lui il vero
“trait d’union” della prima cultura “europea” in senso moderno, cioè la cultura rinascimentale.