Un volto leggiadro dai tratti quasi infantili, un incarnato tenue e morbido con un lieve arrossamento sulle gote, lumeggiature dorate che evidenziano le ciocche castane dei capelli mossi, lo sguardo umile, rivolto verso il piattino che contiene il suo seno: osservando la poetica Sant’Agata del Correggio, si ritrova tutto quel «gusto delicato» che, scriveva Francesco Milizia nel suo Dizionario delle belle arti e del disegno, portò l’artista «al grazioso ed al gradevole ». E graziosa e gradevole è questa Sant’Agata dalla vicenda alquanto complessa: non sappiamo per chi l’avesse realizzata il Correggio, né in quale preciso momento della sua carriera l’avesse dipinta.
È però il raffronto stilistico con altri capolavori correggeschi che ha portato gli studiosi ad ascrivere alla mano del grande Antonio Allegri la
piccola Sant’Agata: lo stesso tipo facciale compare in diversi altri dipinti, ragion per cui è probabile che Correggio avesse raffigurato la stessa
modella.