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ASTE FLORIDE
PER MANET

di Daniele Liberanome

Le opere di Edouard Manet continuano a richiamare collezionisti importanti e a scambiarsi a prezzi davvero interessanti, anche se il mercato del suo periodo non gode, attualmente, di una fase troppo brillante

Precursore delle tendenze artistiche di fine Ottocento eppure legato alla società borghese in cui era nato e cresciuto, Edouard Manet (1832-1883) continua a richiamare collezionisti importanti perfino in una fase non troppo brillante per il mercato del suo periodo. Del resto, il suo Déjeuner sur l’herbe è fra i quadri più famosi di tutti i tempi: la scena con la giovane donna nuda vicino ai due uomini vestiti di tutto punto, durante un picnic in una foresta nei dintorni di Parigi, costituisce un passaggio fondamentale nella storia dell’arte. È un grido non solo contro certi moralismi della società, ma contro tutti i movimenti artistici del tempo. Uno schiaffo al classicismo di marca napoleonica, a dimostrare l’insensatezza di dipingere ancora nudi di ispirazione antica; ma anche a Courbet e alla scuola di Barbizon, il cui paesaggismo era realista a metà, perché le foreste che dipingevano questi artisti erano ancora idilliache e perché i loro soggetti prescindevano da un ormai evidente superamento della dicotomia città-campagna. E tuttavia Manet, pur condividendo con Baudelaire e Proust la profonda critica e il disincanto nei confronti della società borghese vincente dei suoi tempi, ne ricercava quasi ossessivamente l’approvazione. Provò più e più volte a passare gli esami della rigida commissione conservatrice che approvava i quadri da esporre al Salon di Parigi affollato dai ricchi borghesi. Alla fine, nel 1882 e poco prima della sua morte, ci riuscì. Il pubblico tutto rimase allora stupefatto da capolavori come La primavera, che riprende l’antico tema classico della personificazione delle quattro stagioni, ma con un taglio tutto urbano e contemporaneo.

Le figure mitologiche alla Botticelli sono qui sostituite da una dama parigina che con il suo vestito e il suo ombrellino rappresenta la musa che si poteva incontrare a ogni angolo di strada. L’importanza dell’opera è accresciuta anche dal fatto che Manet riuscì a completare solo un’altra stagione, L’autunno, custodito oggi al Musée des Beaux-Arts di Nancy. Così, quando Christie’s presentò La primavera a New York il 5 novembre 2014, si fece trovare pronto il gotha mondiale delle istituzioni e dei collezionisti, gente a cui la stima iniziale di 20-28 milioni di euro non incuteva alcun timore. In sala, i rialzi continuarono a lungo, finché il fiduciario del J. Paul Getty Museum riuscì a portare via l’opera sborsando addirittura 52 milioni di euro. Chiaramente, La primavera costituisce un quadro e una situazione particolare, e la quotazione raggiunta è inusuale per Manet, che però si scambia non di rado a prezzi davvero importanti e in crescita. Esempio lampante è fornito dalla prima versione dell’altra opera che Manet espose al Salon di Parigi del 1882, Il bar delle Folies-Bergère, soggetto che anch’esso diventerà classico per i tardoimpressionisti, ma che nel 1882 non si vedeva nelle case perbene. L’opera non si concentra su uomini e donne che si godono la serata, ma su una inserviente del locale che, assorta nel lavoro, si astrae sia dall’atmosfera di festa sia dallo sguardo chiaramente interessato di un uomo.