Storie a strisce
IL ROMANZO
DI UNA VITA
di Sergio Rossi
Se per “romanzo” (a fumetti e non) intendiamo una narrazione che presenti un protagonista forte, una profonda introspezione dei personaggi e una trama
che racconti anche i grandi eventi storici, allora questa parola è perfetta per definire Jonas Fink: una vita sospesa (336 pagine a colori,
Rizzoli Lizard), l’ultimo “graphic novel” scritto e disegnato da Vittorio Giardino tra il 1991 e il 2017, che racconta la formazione divisa tra
infanzia, adolescenza ed età adulta del praghese Jonas Fink dal 1950 ai giorni nostri, attraversando gli anni del regime comunista e dell’invasione
sovietica del 1968.
Vittorio Giardino è un ingegnere convertito al fumetto che ha esordito negli anni Settanta con i racconti “noir”
dell’investigatore bolognese Sam Pezzo. Il successo internazionale è arrivato negli anni Ottanta con le “spy story” di Max Fridman (Rapsodia
ungherese, La porta d’Oriente, No Pasarán), spia riluttante nell’Europa degli anni tra la guerra civile di Spagna e la seconda guerra mondiale. A
queste sono seguite una serie di storie (Vacanze fatali, Little Ego, La terza verità) ambientate ai nostri giorni che mescolano erotismo, noir,
commedia e melodramma. Il suo tratto, un segno netto e senza ombre unito a una cura maniacale per il dettaglio, lo ha reso un maestro del fumetto
internazionale.
Poi, nel 1991, Giardino lascia tutti i suoi personaggi per raccontare la vita di questo ragazzo di Praga attraverso le ragazze
che ha amato, i libri che lo hanno formato, gli amici con cui ha condiviso sogni e lotte politiche, e un padre assente che, proprio per questo,
finisce per condizionare tutte le sue scelte. La storia di Jonas comincia infatti il giorno in cui suo padre viene arrestato dalla polizia
cecoslovacca con l’accusa generica di essere un “nemico del popolo”: da allora non si vedranno più. E mentre sua madre consumerà mente e corpo tra un
tribunale e l’altro per far liberare il marito e una serie di lavori precari per sopravvivere, Jonas è costretto a crescere troppo in fretta. Poiché
gli è proibito iscriversi al liceo in quanto figlio di borghesi un tempo benestanti ed ebrei, va a lavorare come fattorino, quindi come apprendista,
prima in un cantiere e poi da un idraulico che, per primo, supplisce all’assenza educativa e affettiva del padre. Ma il suo vero mentore sarà un
libraio, che lo assume come commesso e gli dà quell’educazione letteraria e politica che gli permette di cercare il suo posto nel mondo all’ombra di
un regime che sembra chiudere, a lui come ai suoi coetanei di qualsiasi estrazione sociale, anche quelli più vicini al regime comunista o alle
autorità russe, ogni spiraglio di speranza di realizzare i propri sogni, qualunque essi siano.
Il primo atto, L’ infanzia, appare nella rivista
“Il Grifo” nel 1991 e poi in un volume nel 1994, seguito nel 1997 dal secondo atto, L’adolescenza. Vent’anni dopo, la lunga saga di Jonas Fink si
conclude con Il libraio di Praga, un terzo atto molto più lungo dei due precedenti perché copre gli anni che vanno dalla Primavera di Praga fino ai
giorni nostri. Giardino riannoda i fili della storia di Jonas, dei suoi genitori, delle donne da lui amate e dei suoi amici raccontando le speranze,
le delusioni, i lutti e le illusioni di una generazione che, dagli anni Cinquanta a oggi, è diventata adulta, forse anche realizzata nel lavoro, ma
che è rimasta vittima, nei ricordi e nei propri ideali, dell’occupazione totalitaria subita.
Il volume Jonas Fink: una vita sospesa raccoglie i
tre atti della vicenda, ed è un’opera che supera i generi e i linguaggi per imporsi come un classico della narrazione. È uno di quei libri in cui
testo e disegno sono fusi insieme in un qualcosa che supera la somma delle parti; un libro in cui i dialoghi, i gesti e le pose dei personaggi, i
dettagli degli ambienti e le inquadrature si incastrano perfettamente in una forma narrativa che prima non esisteva, e che dopo sta già plasmando il
nostro immaginario con parole e immagini inedite.