Architettura per l'arte
UN SISMOGRAFO
DI NUOVI LINGUAGGI
di Aldo Colonetti
Imusei sono alla ricerca di una nuova identità, capace di dialogare con un sistema culturale sempre più complesso, in quanto le discipline
coinvolte non sono riconducibili, esclusivamente, alla grande tradizione delle arti e dei mestieri.
Certamente la fanno da protagonista
quelle riguardanti le nuove tecnologie che hanno, come sappiamo, un forte impatto a livello comunicativo, dove realtà e immaginazione non sono
sempre separabili, ma non solo; è necessario, accanto all’apertura nei riguardi di tutte le discipline umanistiche, a cominciare dalla filosofia,
fondamentali per riprendere il filo del discorso e dare ordine al “disordine”, ripensare anche alla forma architettonica del contenitore, senza
perdersi in labirinti compositivi, presuntuosi e autoreferenziali.
L’ultima lezione progettuale, in un campo delicato come il mettere in
mostra l’architettura, viene da un grande maestro, Mario Botta, con il suo Teatro dell’architettura, inaugurato a febbraio: un nuovo edificio a
pianta centrale, con tre piani fuori terra e due interrati, un rimando preciso e programmatico alla tipologia del teatro anatomico. Il tutto
all’interno di quel “campus”, unico al mondo, che è Mendrisio (Svizzera), dove troviamo l’Accademia nei due spazi destinati alla formazione e alla
ricerca, l’Archivio del moderno, nel quale la memoria e le sue tracce ci guidano come sentinelle flessibili e, ora, non un museo tradizionale ma
uno spazio, il primo in assoluto a livello internazionale che, come un teatro vero e proprio, «contribuirà alla nuova immagine identitaria
dell’Accademia: un laboratorio di idee e di eventi, un luogo di sperimentazione, in sostanza una sorta di sismografo in grado d’intercettare i
nuovi linguaggi e i nuovi comportamenti che stanno alla base dell’abitare oggi ma soprattutto di domani», precisa lo stesso Botta.
L’Università
della Svizzera italiana e la Fondazione Teatro dell’architettura, committenti di questo nuovo museo, coordinano in collaborazione con l’Accademia
di architettura il programma delle attività culturali sempre più permeate dalla complementarietà di diversi ambiti quali l’arte, la moda, il
design, la fotografia come pure la danza, il cinema e la letteratura.
Da questa riflessione, che è stata ed è tuttora il principio fondativo
dell’intero progetto culturale dell’Accademia fino dalla sua istituzione, 1995, voluta, ideata, guidata, pensata e al centro da sempre nei
pensieri progettuali di Botta, si è sviluppato l’ultimo capitolo, almeno per ora, dedicato alla necessità di rimettere al centro della
cultura progettuale l’architettura, intesa non solo come espressione disciplinare, ma in quanto «atto sacro che isola una nuova realtà autonoma
rispetto al macrocosmo infinito che la circonda », precisa lo stesso Botta.

