Cullata dal sogno della Magna Grecia, profondamente intrisa della cultura di Bisanzio, prima del regno di Federico II, la Calabria è stata toccata
dal genio edilizio di Roma e attraversata da consoli e senatori romani come Cassiodoro (che a queste terre ha donato il suo Vivarium). Dei romani
e delle loro lussuose residenze si conservano tracce rarissime in quest’area della penisola - meno note, per esempio, di Piazza Armerina (Sicilia
centrale) -, ma di queste pochissime testimonianze resta, e in contrada Palazzi di Casignana (Reggio Calabria), un sito che presenta un tripudio
di terme intatte, mosaici con soggetti inconsueti e pavimentazioni in splendido “opus sectile”. Fin dall’antichità più remota, il bacino del
Mediterraneo è stato un crocevia di scambi e commerci, di traffici e genti diverse. È lungo una delle sue rotte che tra il I e il IV secolo d.C.
un ricco possidente, un anonimo Trimalcione del Sud, fa costruire la sua villa, precisamente sulla traiettoria che collegava (come l’attuale SS 106), fin dall’età greca, la colonia di Reggio Calabria a quella di Locri (nella stessa provincia). Sulla
linea segnata da questa direttrice nel 1963 affiorano appunto i resti di una villa romana che a monte presenta ancora uno dei due originari
impianti termali, e a mare un complesso residenziale oltreché sepolture e ambienti arricchiti da ampi mosaici.
Le più recenti rilevazioni
archeologiche (dagli anni Novanta fino al 2008) attestano che la villa, di cui oggi è possibile vedere perlopiù la parte risalente al IV secolo
d.C., fu edificata in nove fasi su un’area già frequentata in periodo greco e che nel V-VI secolo d.C. venne abbandonata.
Per comprendere le
ragioni per cui la civiltà romana, tra i diversi periodi della storia calabrese (greco, bizantino, normanno, svevo), a un certo punto s’insedia
qui prepotentemente, va ricordato che dopo il ritorno di Annibale in Africa nel 203 a.C. e la definitiva sconfitta subita da Taranto per mano dei
romani nel 207 a.C., si verifica il passaggio, cruciale per la storia del Sud, delle colonie della Magna Grecia all’autorità di Roma.
Con la
progressiva estensione del suo potere in Meridione, Roma realizza pian piano un programma organico di infrastrutture sui territori annessi. Gli
antichi percorsi stradali vengono trasformati in vie consolari, prima fra tutte l’Appia prolungata col tempo anche verso il mar Ionio e ancora
oggi simbolo dell’urbanizzazione e della missione “civilizzatrice” che i romani con strade, ponti, edifici e templi portarono a compimento in
tutta l’area da loro conquistata.

