Fare sistema: questo il motto e l’obiettivo del nuovo programma della Quadriennale di Roma per il triennio 2018-2020. Un impegno che per l’arte contemporanea è stato spesso contemplato in Italia, senza però avere ancora esordito i risultati sperati a livello istituzionale. L’augurio è che questa iniziativa virtuosa abbia un felice esito e che sappia radicare sul territorio nazionale un progetto di promozione e collaborazione, anche internazionale, duraturo e sostenibile.
In previsione della prossima Quadriennale nel 2020, Sarah Cosulich, prima persona incaricata come direttore artistico nella storia quasi centennale dell’istituzione - fondata nel 1927 -, insieme al curatore Stefano Collicelli Cagol, coordineranno una serie di iniziative, che, oltre a preparare la futura mostra, dovranno gettare le basi del nuovo sistema.
I due, che hanno già lavorato insieme quando Cosulich era curatrice a Villa Manin (2004- 2008) e direttrice di Artissima (2012-2017), hanno entrambi una formazione in linea con il proposito della Quadriennale di sostenere l’arte italiana nel contesto nazionale ma in un’ottica marcatamente internazionale. Cosulich, lo ricordiamo, si è laureata a Washington e ha ottenuto un master a Londra, con successive collaborazioni al Museo ebraico di Berlino (Jüdische Museum) e alla Tate Modern di Londra; mentre Collicelli Cagol conduce ricerca e lavora da tempo anche all’estero (ha conseguito il dottorato al Royal College of Art di Londra e dal 2015 è curatore al Trondheim kunstmuseum).
A fianco dell’organizzazione della diciassettesima mostra Quadriennale (Q2020), le linee che Cosulich e Collicelli Cagol seguiranno nel prossimo triennio sono principalmente due.
Prima di tutto un costante lavoro di ricerca, mappatura e archiviazione dell’arte contemporanea italiana attraverso il progetto Q-Rated, che comprende l’organizzazione di un simposio e di tre workshop annuali, oltre alla valorizzazione dell’Archivio Biblioteca della Quadriennale (ArBiQ), con il progressivo ampliamento del suo fondo documentale e della sua banca dati online. I workshop affronteranno temi attuali mettendo a confronto professionisti stranieri con giovani artisti e curatori italiani (tra i ventuno e trentadue anni) e si svolgeranno in tre giorni in vari luoghi. Il primo appuntamento si terrà a Roma a Villa Carpegna, sede della Fondazione della Quadriennale, dal 3 al 5 luglio, e avrà come tutor internazionali il curatore francese Pierre Bal-Blanc, la critica americana Elena Filipovic e l’artista inglese James Richards. L’incontro, dal titolo L’artista come curatore, il curatore come artista, sarà una riflessione sul display delle opere e il loro rapporto con lo spazio espositivo e istituzionale. I workshop successivi, i cui partecipanti, dieci artisti e due curatori alla volta, sono selezionati tramite bando pubblico, saranno a Palermo (fine settembre), a Torino (inizio dicembre), e poi, il prossimo anno, a Napoli, Venezia e Milano. Il primo simposio è invece in programma a Roma per febbraio 2019 e affronterà questioni centrali come la crescente prospettiva postcoloniale, archivistica, “queer” e tecnologica dell’arte.
La seconda e non meno importante linea d’azione è quella che riguarda il progetto Q-International, incentrato a incoraggiare le mostre di artisti italiani da parte di istituzioni europee.
Con un’attività di “fund raising”, la Quadriennale si fa garante di stanziare periodicamente dei finanziamenti per contribuire a coprire le spese di musei e organizzazioni no-profit che decidono di esporre e far conoscere nel proprio paese l’arte contemporanea italiana. Le proposte pervenute alla Quadriennale verranno valutate e scelte da un comitato, di cui oltre al presidente Franco Bernabè, a Sarah Cosulich e a Stefano Collicelli Cagol, fanno parte i direttori di musei Cristiana Collu (Gnam, Roma) e Andrea Viliani (Madre, Napoli), e gli artisti Alberto Garutti e Cesare Pietroiusti.
