Grandi mostre. 3
Henri Matisse ad Aosta

UN CAVALIERESENZA OMBRE

Dal 1919 al 1954 Matisse trascorse molto tempo a Nizza. In questo lungo periodo ritroviamo nelle sue opere gli elementi che ne hanno accompagnato la ricerca artistica: dalla luce al colore, dall’arabesco al gusto per l’esotismo. Costanti che possiamo osservare nelle tele, nei disegni, nelle sculture e nelle litografie esposti al Forte di Bard.

Melisa Garzonio

Estate 1919. Incantato dalla luce della Provenza, Matisse ha affittato un appartamento a Nizza, in Place Charles-Félix. Vi soggiorna spesso e a lungo, alternando questi periodi alla sua attività nell’atelier di Issy-les-Moulineaux, alle porte di Parigi (ora sede degli Archives Matisse), dove ha lasciato il quadro dei Marocchini, ispirato al recente viaggio a Tangeri, e la tela delle Bagnanti al fiume, cominciata nel 1909 come un ritratto di allegre ragazze nude sullo sfondo di un verde “foliage” rigoglioso, e rielaborata per sette anni fino a trasformarsi in quattro figure isolate da bande nere e come ingrigite dal tempo. È il cosidetto “période niçoise”. Sulla Côte Matisse ha conosciuto Pierre Bonnard e si è invaghito della sua tavolozza chiara. La ricerca sul colore, la decorazione, l’arabesco, una certa forma di esotismo sono sempre state costanti nel lavoro di Matisse. Quando nel 1919 esegue la scenografia e i costumi per Le Chant du rossignol di Stravinskij (che andrà in scena per la prima volta a Londra), realizzato dai Balletti russi di Diaghilev, il maestro accetta l’incarico con gioia (e come dire di no se l’“amico” Picasso ha già dipinto e con successo, due anni prima, le scene per il balletto Parade di Satie?): sarà anche l’occasione per riversare i ricordi nordafricani delle stoffe sgargianti e fastosamente ricamate nei vestiti dei mandarini cinesi che dipinge lui stesso.


Tutte le immagini riprodotte in questo articolo sono conservate al Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster. L'incubo dell'elefante bianco, da Jazz (Parigi 1947).