A Firenze troviamo una costante che come un filo tenace e mai spezzato lega un insieme, è banale dirlo (ma vero!), che la rende unica e irripetibile: si tratta, ovviamente, dell’arte: non solo, però, la sua arte. La città non è semplice nella percezione e nel rapporto con l’esterno. Infantile, presuntuosa, schiva ed esclusiva, pronta a entusiasmarsi per poi, se delusa - e lo è sempre o quasi… - colpire con critiche e sarcasmi feroci, spesso lapidari. Questa città ha tuttavia il grande pregio di scovare e riconoscere il bello ovunque lo abbia scorto. E di produrlo. Lo ha fatto per secoli, tenacemente. La consapevolezza di sé può facilmente sfociare nella superbia, se questa prerogativa non viene temperata da ironia e leggerezza (chi vuol esser lieto sia…), come, appunto, a Firenze.
A metà del Quattrocento nel capoluogo toscano prosegue il Concilio iniziato a Ferrara (il problema, sempre quello, era l’unificazione fra le chiese orientale, greca e latina), al quale parteciparono autorevoli personaggi orientali: è politica. La minaccia turca-ottomana era reale e Maometto II il martedì 29 maggio 1453 entrò in Costantinopoli, capitale ormai scarsamente abitata e in declino; l’evento ebbe enorme eco, fu addirittura uno shock (a parole…) sulle sponde nostrane del Mediterraneo. Le cosiddette crociate (termine sconosciuto nel Medioevo), del resto, erano un’abitudine da un bel po’. L’Islam c’era ed era un avversario, ma senza dubbio anche un “partner” commerciale fondamentale. I fiorentini, in primis i Medici ma non solo loro, erano gente pragmatica. Più che sulle diversità di fede - evidenti - si puntava, come spesso avviene, su altri parametri. Meglio cercare ciò che unisce invece che ciò che divide: quella artistica è sempre una cartina di tornasole importante. Dunque, non una mostra sull’Islam, ma sulle relazioni fra le varie sponde del Mediterraneo: l’Italia - e Firenze, meno coinvolta di Venezia e Genova, ma pur sempre vigile -, il mondo ottomano, quello mamelucco d’Egitto (finché, 1517, non venne assorbito nell’impero ottomano), ma pure il Nord Africa e la Spagna, che sarà in parte musulmana fino al 1492 (anno che a Firenze vide la morte del Magnifico).
