Amante del bello e delle donne, innamorato dei grandi del passato ma innovatore dell’arte ottocentesca, Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) raccoglie consensi fra i collezionisti specialmente britannici, ma meno di qualche anno fa. Era un artista poliedrico, amico stretto del poeta John Keats, e lui stesso capace di comporre rime che accompagnava alle sue opere figurative per creare un’atmosfera di sensualità, di nostalgia ricca di pathos.
Rampollo di una illustre famiglia italiana riparata oltremanica perché vicina alla Carboneria, Rossetti si schierò contro le mode artistiche diffuse
nelle accademie inglesi dove il modello continuava a essere Joshua Reynolds. Attento piuttosto al patrimonio culturale italiano, mirava a recuperare
colori, attenzione al dettaglio e al simbolo dell’arte quattrocentesca specie quella precedente l’avvento di Raffaello; tutto ciò senza chiudere gli
occhi alle tendenze del momento, rivisitate sapientemente.
In Canto di Natale del 1867, la combinazione di un fondo che pare oro con simboli religiosi e un mandolino di altri tempi rimanda a un’antica tradizione
medievale. D’altra parte, la veste orientaleggiante e i capelli rossi della modella, solo in parte raccolti, indicano il legame con mode contemporanee e
soprattutto un’attenzione alla sensualità della donna che di medievale ha ben poco. Dipinti con belle giovani che suonano sono diffusi in tutta l’arte
inglese del periodo, ma quest’opera ha una marcia in più, inclusa la cornice che pare Art Nouveau ed è di mano dell’artista. Ecco quindi che nel 1917
lord Leverhulme decise di acquistarla e di appenderla nella galleria d’arte di famiglia nella cittadina di Port Sunlight, il villaggio-modello per gli
operai della Sunlight Soap, la fabbrica di saponi con cui l’imprenditore aveva fatto fortuna. Canto di Natale non è tornato sul mercato fino al 4
dicembre 2013 (Londra, Sotheby’s) quando è stato venduto per 5,5 milioni di euro.