Storie a strisce
UN NUOVO MODO
DI RACCONTARE
di Sergio Rossi
In una scena indimenticabile di Ratatouille, il film d’animazione della Pixar del 2007 sulle gesta del topolino-cuoco Rémy, il celebre critico gastronomico Anton Ego dice una verità inossidabile sulla sua professione: «Ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero... ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori!». E questo sostegno deve esserci soprattutto per opere che sono in netto anticipo sui propri tempi, sia per il linguaggio usato sia per la storia raccontata, rischiando così che i lettori le snobbino o le evitino a priori. Il «nuovo», in questo caso, è Atto di Dio (192 pagine), l’ultimo graphic novel di Giacomo Nanni. Un libro che per temi, storia e linguaggio apre nuove strade nella narrazione a fumetti, assolutamente da leggere e sul quale meditare, anche se non tutto potrebbe essere chiaro alla prima (o anche alla seconda) lettura.



Per rendersi conto di cosa stiamo parlando partiamo dalla storia, che è completamente diversa da qualunque altra in quanto non appartenente ad alcun genere narrativo codificato. Il racconto si apre in una rotonda vicino a un supermarket che si trova vicino al monte Subasio, in Umbria, dove incontriamo un capriolo che vive lì e trova il modo di interagire con gli esseri umani. È il capriolo a prendere la parola e a descrivere gli esseri umani con la stessa curiosità che un entomologo dedicherebbe a una nuova specie di insetti. Solo che stavolta gli “insetti” si rivoltano contro il loro “studioso”, il quale si dà alla fuga. Una volta al sicuro, il capriolo intraprende un dialogo a distanza con altre “presenze” che si trovano nella zona, anche queste osservatori lontani delle vicende umane. Tra queste, ci sono lo sciame sismico che ha distrutto il paese di Amatrice (Rieti) e il chirocefalo del Marchesoni, un piccolissimo crostaceo di colore rosso che vive solamente nel lago di Pilato (sul monte Vettore, il rilievo più alto del massiccio dei monti Sibillini, all’interno del parco nazionale omonimo, sempre nella zona del terremoto), e che misura 9-12 millimetri e nuota col ventre rivolto verso l’alto.