Fino a oggi, nella tranquilla e graziosa cittadina di Oudenaarde, Adriaen Brouwer era noto ai suoi concittadini come un tipo strambo dedito al fumo e al bere e a dipingere contadini ubriachi. Non a caso “brouwer” significa birraio, e una delle birre prodotta in città si chiama proprio Adriaen Brouwer. Una mostra - Adriaen Brouwer. Maestro delle emozioni, realizzata in collaborazione con il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa - rende ora giustizia all’artista, ricollocandolo sì nel contesto più ampio della pittura di genere che derivava molti dei suoi soggetti - risse, taverne, bordelli, balli paesani - dalla tradizione dei Bruegel, ma mostrandone meglio i tratti originali, allargandone l’ambito degli interessi anche al paesaggio e alla raffigurazione di conviti eleganti, sottraendolo così allo stereotipo del bohémien che vive in immersione totale nel mondo che descrive. In città è anche allestito un percorso interattivo di interpretazione contemporanea dell’opera di Brouwer, curato dal gruppo Charivari.
Brouwer nacque a Oudenaarde attorno al 1604 (in occasione della mostra alcune indagini scientifiche cercano di delinearne meglio le radici familiari,
oltre che di definire più correttamente il suo catalogo, disegni compresi), ma fu attivo anche ad Haarlem, Amsterdam e Anversa. Era in realtà molto
apprezzato, soprattutto dai colleghi; i suoi dipinti venivano collezionati ma anche copiati e riprodotti; Rubens possedeva diciassette suoi dipinti,
Rembrandt sei, più alcuni disegni. La gamma dei suoi interessi andava oltre le citate tipologie di genere, peraltro molto richieste dal “nuovo” mercato
borghese che si stava affermando come fondamentale sbocco di molta parte della migliore produzione dei Paesi Bassi.