Che Art Basel sia la fiera d’arte più influente è risaputo e ampiamente dimostrato, oltre che dal vasto giro di affari e dalla massiccia partecipazione di espositori e pubblico, anche dal modello geograficamente espansivo adottato negli ultimi anni. Alla città madre, Basilea, si sono affiancate Miami Beach nel 2002 e Hong Kong nel 2013, con la recente aggiunta di Buenos Aires (2016), prima tappa del nuovo programma Art Basel Cities, che di una serie di città prescelte mira a mobilitare insieme al contesto culturale anche quello economico, per quanto soltanto d’élite. Nuove roccaforti, nuovi mercati.
In questo disegno globale, Art Basel Miami Beach è arrivata alla diciassettesima edizione (6-9 dicembre), nell’appena rinnovato Miami Beach Convention
Center. La struttura della fiera rimane sostanzialmente invariata, con alcune novità, tra cui l’adesione di ventinove gallerie che si aggiungono a
quelle già da tempo fedeli, per un totale di duecentosessantotto provenienti da ben trentaquattro paesi.
Mari Spirito, a capo dell’organizzazione itinerante Protocinema, rivolta a sostenere progetti d’arte in giro per il mondo, tra cui, recentemente, la
videoinstallazione The City (2018) di Rossella Biscotti a Istanbul, cura anche quest’anno le “Conversations”, la serie di incontri tematici a cui
partecipano anche molti dei rappresentanti e collaboratori delle testate d’arte riunite nella sezione dei “Magazines”