Che nessuno pensi mai che la storia delle arti del XX secolo appena passato sia definitivamente conclusa e stabile. Si vedranno negli anni a venire una serie di fenomeni naturali ed economici, spirituali ed etici che ne sovvertiranno i valori: porteranno alla ribalta personalità tuttora celate, sveleranno orizzonti insospettati. E se ciò avverrà sarà in parte per la meccanica umana delle revisioni critiche, quelle che adattano al passato il mutare della sensibilità in corso, ma anche perché torneranno alla ribalta raccolte di materiali oggi ancora in un cono d’ombra.
Esiste e persiste lo stimolo per una archeologia del presente e la curiosità viene premiata, assieme alla sua prassi anarchica. Talvolta basta premere
un bottone perché salti fuori dalla scatola impolverata delle cose e della mente un diavoletto inatteso. Assai recentemente apparve sulla scena
letteraria la personalità complessa e inattesa di Guido Morselli, un bolognese morto suicida sessantenne a Varese nel 1973 che ebbe notorietà solo
quando Adelphi iniziò a pubblicarlo postumo. Non è che da vivo non avesse avuto una degna attenzione in ristrette ed esoteriche cerchie letterarie, ma
al grande pubblico non era apparso. Oggi Morselli è un mito della letteratura italiana.
A quanto pare, il monte Verità sopra la cittadina lacustre di Ascona sprigiona una forza magnetica che perfino un aereo in volo percepisce
dall’andamento della bussola. Quest’energia recondita dà al Canton Ticino una tensione particolare che altera, per chi ha la sensibilità di percepirla,
il corso naturale d’una esistenza pacifica. Su quel monte si adunarono fra la fine del secolo XIX e gli albori della modernità un manipolo di spiriti
liberi e sperimentali che veniva a visitare l’anarchico Bakunin in fuga dalla sua patria e Carl Gustav Jung, lo psicanalista sceso da Basilea; sotto
quel monte si rifugiarono gli artisti contrari alla Grande guerra in un altro gruppetto di irrequieti.