D'abitudine mi fa sorridere, anche un poco irritare, il titolo sempre più così diffuso di “curatore”. Che ha un sapore comunque funereo: di curatore fallimentare, o di operatore ospedaliero. Allora, diciamo che per questa mostra, che ho ereditato già in via di definizione, ho provato a diventare chiropratico, aggiustando qualche giuntura e cercando di dare un indirizzo di cammino abbastanza differente. L’origine di tutto è questa: per la Fondazione Ferrero di Alba, arriva dal prestigioso museo olandese del Boijmans Van Beuningen di Rotterdam un numero notevole di opere, assai prestigiose, che riguardano il periodo di transizione tra Dada e surrealismo. Opere “obbligate”, per quanto scelte con competenza dai vari direttori del museo e con pedigree di tutto rispetto. Anche perché perlopiù provengono dalla collezione di un curiosissimo personaggio, poeta, probabilmente bastardo del re d’Inghilterra, ricchissimo, sofisticatissimo (un paggio filiforme, che poi diventa sfatto come Falstaff) che presto scopre la sua passione per l’arte, diventando intimo di Magritte e di Dalí. Per cui presto si farà (era una caratteristica dell’epoca) mecenate, ma anche mercante, di lusso. Edward James: probabilmente qualcuno lo conosce perché è stato ritratto in una tela, superba, di Magritte, in cui il personaggio si affaccia dentro una specchiera; ma la punitiva lastra di cristallo non ne riflette il volto, rimbalzando inquietantemente la sua stessa nuca. E non è il solo quadro importante: James, l’esagerato, amò commissionare trittici, e ne chiese pure a Dalí. Che gli regalò un’enorme tela, che sarà ad Alba, praticamente ricolma di pura sabbia nuda di deserto, con solo una fanciullina che, incurante della brulla desolazione, saltella sulla sua corda (materializzazione d’una Alice nel paese della devastazione cosmica?).
Grandi mostre. 2
Dada e surrealismo ad Alba
SOGNI FATTI
DI NULLA
Le spettacolari, oniriche visioni surrealiste e le urticanti provocazioni dadaiste. Un viaggio tra due mondi contigui e diversi, un’esperienza ludica, seducente e liberatoria.
Marco Vallora