È una mostra come non se ne vedevano da un pezzo a Milano. Davvero imponente e coinvolgente. Non solo per il numero delle opere, circa duecento (tra cui almeno trenta inedite e molte mai viste), scenograficamente distribuite tra le due sedi prestigiose - distanti pochi passi l’una dall’altra - delle Gallerie d’Italia e del Museo Poldi Pezzoli, ma anche perché è la prima rassegna che illustra in tutti i suoi aspetti il contributo italiano a quella rivoluzione romantica che, nella prima metà dell’Ottocento, ha cambiato tra la vecchia Europa, la Russia e il Nuovo mondo il modo di vedere, interpretare e rappresentare la realtà. L’idea che ha sorretto questo ambizioso progetto è stata quella di rispondere a una domanda piuttosto impegnativa e spesso ricorrente. C’è stato, come in Inghilterra, Francia, Germania - identificate come le nazioni dove il romanticismo si è manifestato in maniera più compiuta - anche in Italia un movimento romantico all’altezza di quanto è avvenuto a Londra, Parigi, Amburgo, Berlino, Monaco? Se pensiamo alla musica non ritroviamo in nessun altro luogo, come nei nostri grandi teatri tra La Scala, il napoletano San Carlo e la veneziana Fenice, una strepitosa sequenza di geni, rispondenti ai nomi di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, le cui melodie hanno sedotto e continuano a sedurre un pubblico universale. Anche in letteratura, se consideriamo Foscolo, Leopardi e Manzoni non ce la siamo poi cavata tanto male. Ma era proprio sul versante delle arti figurative che si è sempre presentata una questione fatale, se dopo la morte di Canova - consacrato allora il maggior scultore vivente e uno dei più grandi di tutti i tempi - l’arte italiana sia stata ancora in grado di competere con quella di altri paesi europei politicamente ed economicamente assai più rilevanti del nostro. E soprattutto come era possibile reggere il confronto con un passato carico di gloria, quando per secoli era stata l’Italia a dominare la scena artistica mondiale?
Grandi mostre. 6
Il romanticismo a Milano
QUANDO L’INGEGNO
NASCE DAL POPOLO
Rispetto alla rivoluzione romantica che ha visto protagonisti Francia, Inghilterra e Germania, che ruolo ha giocato l’Italia? Una risposta, per la prima volta esaustiva, è data dal progetto espositivo, qui presentato dal curatore, alle Gallerie d’Italia e al Museo Poldi Pezzoli.
Fernando Mazzocca