Studi e riscoperte. 2
Luce e colore nella teoria di Goethe

LA SCIENZA
È USCITA DALLA POESIA

La messa in discussione della teoria dei colori di Newton da parte di Goethe ci introduce in un campo dove la visione meccanicistica, se pur esatta, lascia il posto alla percezione fisico-sensoriale fondamentale, secondo il drammaturgo tedesco, per una completa comprensione del fenomeno cromatico.


Roberto Middione

«Io non provo orgoglio per tutto ciò che come poeta ho prodotto. Insieme a me hanno vissuto buoni poeti, altri ancora migliori hanno vissuto prima di me, e ce ne saranno altri dopo. Sono invece orgoglioso del fatto che, nel mio secolo, sono stato l’unico che ha visto chiaro in questa difficile scienza del colore, e sono cosciente di essere superiore a molti saggi».

Così si esprimeva nel 1829 uno dei massimi letterati e pensatori di ogni tempo, Johann Wolfgang Goethe. Ci sarebbe di che meravigliarsi; pochi ricordano infatti l’estrema importanza che attribuiva ai propri lavori sulle piante e sui colori l’autore del Werther e del Faust. Eppure nel 1810 aveva pubblicato a Tubinga Zur Farbenlhere, ossia La teoria dei colori, un complesso saggio con intenti scientifici basato soprattutto sull’osservazione empirica, in cui si criticano le conclusioni di Newton - oggettivamente invece esatte - per il quale i colori non sono proprietà dei corpi ma della luce. Quest’ultima quindi non era più una sostanza elementare ma composita perché data dalla somma dei colori dell’iride. Al contrario, per Goethe, i colori sarebbero il risultato di un offuscamento della luce o di un’interazione di questa con l’oscurità. Primari sarebbero il giallo e il blu, indicativi di due opposte polarità: chiaro e scuro, positivo e negativo. L’interesse non va rivolto agli aspetti fisico-ottici ma piuttosto alla percezione fisico-sensoriale, con una sostanziale differenza tra l’oggetto fenomenico, lo spettro ottico di Newton, e quello percettivo-sensoriale conoscibile attraverso i sensi. È l’uomo, nella sua ricerca di armonia, che attraverso i sensi sceglie la “propria” realtà. Si esalta il collegamento tra l’occhio e le emozioni, così come l’attenzione alla post-immagine che resta nella retina anche dopo la visione stessa.

E ugualmente importante è l’incidenza dell’andamento circolare nella disposizione dei colori, assimilabile alla forma dell’occhio umano: quest’ultimo, a seconda dei punti di vista, accentua la “soggettività” del reale.