La pagina nera

DA ANNI LA CHIESA
HA DICHIARATO LA RESA

Guardando le immagini del Sacro tempio della Scorziata di Napoli le parole di Federico Zeri suonano come una sconcertante conferma: «L’Italia passa per essere la terra dell’arte, ma rischia di diventare la terra del funerale dell’arte». E nella città partenopea, purtroppo, metà dei luoghi sacri sono chiusi, abbandonati e saccheggiati.


Guardando le immagini del Sacro tempio della Scorziata di Napoli le parole di Federico Zeri suonano come una sconcertante conferma: «L’Italia passa per essere la terra dell’arte, ma rischia di diventare la terra del funerale dell’arte». E nella città partenopea, purtroppo, metà dei luoghi sacri sono chiusi, abbandonati e saccheggiati.

Per un viaggiatore spagnolo dell’Ottocento, Napoli possedeva «più chiese della stessa Roma». Qualche anno fa la curia ne segnalava oltre duecento, tra chiese più o meno grandi, oratori, cappelle votive; ma c’è chi ne conta perfino quattrocentocinquanta. Su un dettaglio, tuttavia, entrambe le fonti concordano: almeno la metà sono chiuse. Per il regesto curiale, appena settantanove in tutto svolgevano ancora la propria funzione originaria e accoglievano i fedeli. Altre centoventitre, «cancellate dall’itinerario della cristianità» come scrive Paolo Barbuto, un attento cronista di questi malanni, di cui quarantanove trasformate in officine, ristoranti, negozi di scarpe, autorimesse. Infine, almeno settantacinque sono semplicemente dimenticate: lasciate a un destino di degrado, di abbandono e di distruzione più o meno prossima.

Già Federico Zeri spiegava che «l’Italia passa per essere la terra dell’arte, ma rischia di diventare la terra del funerale dell’arte; perché ovunque si vada, in qualsiasi luogo, in qualsiasi chiesa, si trova qualcosa di molto importante culturalmente, artisticamente, che sta andando in rovina»(*).