Save Italy alla Camera, non vista di Leonardo Piccinini i sono occasioni nelle quali la storia, la civiltà che ha forgiato la nostra identità, torna prepotentemente a interessarci e stimolarci. È il caso della splendida mostra milanese sul , a cura di Fernando Mazzocca (alle Gallerie d’Italia e al Museo Poldi Pezzoli fino al 17 marzo), presa d’assalto da migliaia di visitatori attratti da opere più o meno note ma tutte di folgorante bellezza. In particolare grande sorpresa ha generato una travolgente del veronese Giuseppe Canella (1841). «Milano, Accademia di Belle Arti di Brera (in deposito presso la Camera dei Deputati, Roma)» recita la didascalia. Un dipinto mai esposto prima d’ora, una rivelazione per gli amanti della grande pittura. E infatti scrive in catalogo Paola Segramora Rivolta «l’opera venne notata dalla critica dell’epoca nonché inclusa in una entusiastica recensione […], i visitatori che si aggiravano nelle sale di Brera si «inchiodavano» davanti ai quadri di Canella rapiti e «mai sazi di contemplarli ». C Romanticismo Veduta della campagna romana con temporale Ci sono opere che, come la veduta di Canella di cui parliamo qui, sono sottratte al pubblico per il fatto di essere collocate in istituzioni poco accessibili. Giuseppe Canella, Veduta della campagna romana, con temporale, (1841), Milano, Accademia di Belle Arti di Brera (in deposito presso Camera dei Deputati, Roma). Carlo Tenca addirittura lo definì «stupendissimo quadro, e forse il migliore di quanti mai ne abbia esposti». Purtroppo l’attuale collocazione (negata ai più) presso Montecitorio non rende giustizia alla bellezza e all’importanza del dipinto nell’ambito del rinnovamento della pittura di paesaggio in età romantica. Mi permetto dunque di proporre al presidente della Camera Roberto Fico, che da tempo si spende a difesa del patrimonio e dei beni comuni, affinché ridoni a Milano quest’opera, da collocare in una sede aperta al pubblico. Come si sa le collezioni dell’Accademia di Brera, per una miope politica di resistenza al rinnovamento dell’istituzione, non trovano spazio. E la Pinacoteca di Brera, come in un effetto domino, non ha potuto fin qui espandersi e mostrare tante opere in deposito. E allora, perché non continuare a esporre il prezioso Canella presso le Gallerie d’Italia, già sede di ricche collezioni dell’Ottocento? “A modest proposal”…