Alla fine del VI secolo, i longobardi conquistano le terre e i possedimenti bizantini dove sono ubicati i maggiori laghi italiani. L’arrivo dei guerrieri di origini germaniche dà avvio veramente alla disgregazione dell’ordinamento di matrice romana, che era stato invece mantenuto in Italia dai goti e dai bizantini? I re longobardi disciplinano le «maestranze dei laghi lombardi»(1) in corporazioni e collegi, con gli editti di Rotari (643) e di Liutprando (713-735), primi documenti in cui compare il termine «Magister Commacinus»(2). Secondo Isidoro di Siviglia, autore nel VII secolo di un trattato sulle origini delle parole, i muratori si sarebbero chiamati “machiones” o “maciones”(3), nomi derivati dalle impalcature (macchine) che utilizzavano operando su alte pareti(4); il testo di Isidoro e il Memoratorium de mercedibus commacinorvm (VIII secolo) testimoniano che le conoscenze relative alla costruzione e decorazione di edifici non erano andate perdute.
Questi iniziati erano eredi di quella che possiamo chiamare “lingua di pietra”, un linguaggio che ha sempre evocato e tramandato i valori preziosi di
ogni cultura e religione, i pensieri più sottili e poetici degli antenati, le immagini spirituali, innalzando i santuari dell’arte e della scienza. Sin
dall’epoca altomedievale i “maestri comacini” sono architetti, costruttori, muratori, scultori, scalpellini, decoratori, stuccatori e artisti
raggruppati in corporazioni di imprese edili itineranti, provenienti da aree comasche, dal Canton Ticino e da altre città della Lombardia.