PAGINE DA COLLEZIONE
Il tradizionale libro d’artista, spesso a tiratura limitata, quando non addirittura unica, è corredato da disegni originali o litografie realizzati
appositamente da grandi maestri. Tutti i più celebri artisti della modernità si sono cimentati in questa pratica: Delacroix, Manet, Rodin, Matisse,
Picasso, Moore, Melotti, Léger, de Chirico, Le Corbusier, Warhol e molti altri. Si tratta di “oggetti” unici quasi al pari di un’opera d’arte
originale, eseguita su supporti tradizionali. Insomma, un “livre de peintre”, secondo la sua prima definizione nata in Francia. Questo volume -
sontuoso e raffinato nella grafica bodoniana come nella sostanza dei contenuti - si affianca alla mostra sui libri d’artista della donazione Corrado
Mingardi, in corso fino al 24 marzo presso il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci a Fontanellatom (Parma): centosettantuno volumi del XIX e
XX secolo, raccolti, ricercati e collezionati da Mingardi con la passione tipica del bibliofilo e del connaisseur. La collezione, una delle più
importanti del genere nel mondo, è stata donata alla Fondazione Cariparma, che a sua volta l’ha lasciata in deposito permanente alla storica
biblioteca di Busseto (Parma), della quale Mingardi è stato consulente per più di quarant’anni. La raccolta ripercorre duecent’anni di storia
dell’arte occidentale, e non solo: perché nel libro d’artista il contenuto letterario è assolutamente connesso alla parte figurativa. In certi casi
l’autore dei disegni è lo stesso dei testi. Prendiamo come esempio, nel libro, una rara copia di
Léone di Jean Cocteau, del 1945: un poema
sognante e iniziatico, nel quale il geniale drammaturgo francese, amico fra l’altro di Picasso ed eccellente disegnatore, tracciò due volti
meravigliosamente classici e picassiani. Tralasciando qui famosi e stupendi libri d’artista come Jazz di Matisse o Les Fables di La Fontaine
illustrate da Chagall, incuriosiscono, tra i tanti, le
17 variazioni su temi proposti per una ideologia fonetica di Emilio Villa (1955), con la
copertina a collage di foglia d’oro di Burri, e due sue acqueforti all’interno, una delle quali a cretto bianco: non un libro d’arte, ma un’opera
d’arte, appunto.