Blow up SOGGETTO NOMADE CARMI, MCCURRY, di Giovanna Ferri a iniziato a fotografare nel 1960 quando, partita per la Puglia con l’amico etnomusicologo Leo Levi, realizza i primi scatti con una piccola macchina Agfa Silette senza avere alcuna preparazione. Il risultato per Lisetta Carmi (nata a Genova nel 1924 da una famiglia borghese di origine ebraica) è immediato: al rientro nel capoluogo ligure le sue immagini riscuotono valutazioni positive. Da quel momento decide di dedicarsi alla fotografia e lo farà per circa vent’anni, dopo aver coltivato per quasi trent’anni H lo studio del pianoforte, iniziato nell’infanzia, e aver intrapreso una brillante carriera concertistica. Interrompe così l’esperienza musicale (tornerà a suonare da metà anni Novanta) per lasciare spazio all’obiettivo, mezzo che permette all’artista genovese di soffermarsi su ciò che più le interessa: la vita degli esseri umani, soprattutto quella dei poveri, dei più sfortunati e di coloro che si trovano ai margini della società. Un modo per dare loro voce e dignità, contro qualsiasi forma di pregiudizio e sopraffazione. Tra i reportage più eloquenti: , un racconto visivo avviato il 31 dicembre 1965 nel quartiere dell’antico ghetto ebraico di Genova dove con ciascuna persona la fotografa instaura un rapporto di rispetto, conoscenza e amicizia. Questo lavoro - insieme a oltre centocinquanta immagini di sezioni quali, tra le altre, “Ritratti”, “Incontro con Ezra Pound”, “Genova Porto” - è presente nella mostra a cura di Giovanni Battista Martini, . Nel repertorio iconografico di Steve McCurry (Filadelfia, 1950) - esploratore della condizione umana tanto in Occidente quanto in Oriente, testimone della situazione dei civili nelle aree di conflitto, delle etnie in via di estinzione e delle calamità naturali - agli animali è riservato un ruolo non secondario. Era il 1991 quando il fotografo, sul finire del conflitto in Kuwait, entra nel paese con le truppe americane e assiste a un immane disastro ecologico: seicento pozzi di petrolio sono dati alle fiamme dall’esericito di Saddam Hussein ormai in ritirata. McCurry nel documentare il terribile impatto di un’azione così folle sull’uomo e l’ambiente posa il suo occhio anche sugli animali, inevitabili vittime di un dramma privo di senso. L’immagine dei cammelli su uno scenario infuocato vince nel 1992 il primo premio della Children Jury, composta da bambini di tutto il mondo, del World Press Photo Contest. Dal reportage in Kuwait prende spunto , a cura di Biba Giachetti, . H I travestiti Lisetta Carmi. La bellezza della verità fino al 3 marzo al Museo di Roma in Trastevere (www.museodiromaintrastevere.it) Steve McCurry Animals fino al 31 marzo al Mudec Photo, il nuovo spazio espositivo del Museo delle culture di Milano (www.mudec.it) Lisetta Carmi, I travestiti. La novia (1965-1967). Steve McCurry, Al Ahmadi, Kuwait (1991). Paola Agosti, Roma, 25 aprile 1976. Tullia Todros all’incontro nazionale collettivi femministi sui consultori. Tra metà anni Sessanta e metà anni Ottanta, periodo di importanti trasformazioni e tensioni sociali e politiche, di istanze portate avanti dal movimento femminista per combattere disuguaglianze culturali e di genere, diverse fotografe hanno espresso con le loro opere il proprio punto di vista sull’identità femminile. Paola Agosti (1947) lo fa, per esempio, ponendo l’accento sull’attività delle donne in consultori e spazi di aggregazione per rivendicare i loro diritti; Letizia Battaglia (1935) ritraendo con trasparenza ed empatia l’universo femminile; Lisetta Carmi (1924) riflettendo sulla compenetrazione tra maschile e femminile; Elisabetta Catalano (1941-2015) immortalando protagoniste dell’arte, letteratura e spettacolo; Marialba Russo (1947) rivolgendo lo sguardo a riti religiosi, feste popolari e al tema del travestimento. Prova del loro contributo è l’esposizione , curata da Cristiana Perrella ed Elena Magini, Soggetto nomade. Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane. 1965-1985 . fino all’8 marzo al Centro Pecci Prato (www.centropecci.it)