l'esposizione organizzata e curata insieme a Giovanni Agosti presso la Pinacoteca Züst di Rancate (Mendrisio) è
il “sequel” di una mostra tenuta qui nemmeno dieci anni fa: Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. Nel
2017 il Canton Ticino ha acquistato e destinato alla Pinacoteca Züst un dipinto di Francesco De Tatti, il principale pittore varesino del
Rinascimento, attivo anche nell’attuale Svizzera, che faceva parte del polittico già sull’altare maggiore della chiesa di Santo Stefano a Rancate.
Questo ci ha spinto a pensare al prosieguo di quella mostra dove De Tatti era uno dei protagonisti. L’artista è stato riscoperto a partire
dall’iscrizione su un disegno posseduto dal grande pittore e scrittore di Busto Arsizio (Varese) Giuseppe Bossi (1777-1815). In questo foglio,
preparatorio per una composizione forse connessa a un’epidemia (ci sono i santi Rocco e Sebastiano, invocati per scongiurare le pestilenze), è
contenuta una delle più antiche vedute di Bellinzona, con i suoi famosi castelli. Alla città, che proprio nel secondo decennio del Cinquecento passa
da propaggine settentrionale del ducato di Milano a baliaggio dei cantoni della Svizzera interna, era verosimilmente destinata questa composizione.
De Tatti ha molto presente l’opera di Martino Spanzotti, un genio misconosciuto della pittura italiana del Quattrocento, appartenente a una
famiglia di origine varesina. Martino è in rapporto con la corte dei Savoia, a partire dall’ultimo decennio del Quattrocento, e si trova alla testa
di una prolifica bottega. Nella predella del duomo di Torino si apprezza la sua abilità nel raffigurare scene notturne. Da due di queste
Storie della Passione De Tatti riprende letteralmente la composizione della Flagellazione e dell’Andata al Calvario che occupano
due scomparti della predella del polittico del 1517 per la chiesa di San Michele a Bosto, una delle castellanze di Varese.
un genio misconosciuto della pittura italiana del Quattrocento
Il Rinascimento nelle terre ticinesi 2, oltre che su De Tatti, si interroga sulle forme di conservazione e di dispersione della ricchezza artistica del territorio e nasce nell’ambito dell’Anno europeo del patrimonio culturale, che vede coinvolti ventotto Stati all’insegna del motto: «Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro». Lungo questa direzione abbiamo tentato un affondo sui beni artistici ticinesi di epoca e stile rinascimentale, mettendo in scena - grazie all’allestimento di Mario Botta - il temporaneo rientro di opere che hanno lasciato, spesso per sempre, le terre o le sedi a cui erano originariamente destinate.
