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HOCKNEYDA RECORD
di Daniele Liberanome
Nella sua lunga carriera ha cambiato stile e tecniche, senza creare infinite serie di opere facilmente riconoscibili e rimanendo sempre legato al figurativismo, andando quindi contro quello che il mercato pare volere. Eppure, negli ultimi anni, David Hockney (Bradford, 1937) miete successi come non mai, grazie alla sua crescente fama di artista innovativo e fuori dagli schemi. In gioventù rimase affascinato dalla Pop Art - nata, è bene ricordarlo, nell’Inghilterra dei primi anni Sessanta -, quando era ancora alle prese con le ristrettezze del dopoguerra e guardava con distanza al marketing imperante nei floridi Stati Uniti. La critica ai valori fittizi della società del consumo nacque con Blake e Hamilton e solo successivamente giunse a notorietà e grandezza con i vari Warhol e Lichtenstein.
In Hockney la critica all’establishment tipica degli artisti pop si espresse anche al di fuori dell’arte: dal rifiuto di aderire alle richieste dei professori del Royal College of Art - che alla fine gli dettero il diploma solo alla luce del suo evidente talento - alla dichiarazione pubblica della propria omosessualità, fatto non banale a metà anni Sessanta.
Pur nella critica del mondo consumistico a stelle e strisce, si trasferì presto in California dove la ricerca di riprodurre l’effetto del mondo tridimensionale e multimaterico lo portò a concentrarsi sul soggetto delle piscine.