Studi e riscoperte. 2
Gesti inconsci nell’arte

MESSAGGERI DI PENSIERITACIUTI

Quante volte ci capita di compiere gesti in modo inconsapevole? E quante volte, forse, ci siamo interrogati sul loro significato. Esistono anche nelle opere d’arte.
Gesti qualunque, messaggi non verbali che possono suscitare curiosità, oppure comunicare attimi di fugace bellezza e silente poesia.

Mauro Zanchi

Nel sistema cinestesico i gesti delle mani possono essere compiuti in simultanea a un discorso per sottolineare le parole o per rafforzarne il significato, ma altresì anche per fornire una chiave di lettura difforme dal significato del messaggio espresso verbalmente. I cenni possono indicare azioni motorie intenzionali o involontarie, coordinate e circoscritte, in grado di inviare un segnale visivo a un osservatore e di comunicargli una qualsiasi informazione. Inoltre possono anche riferirsi a un linguaggio non verbale e quindi trasmettere informazioni o altro solo attraverso posizioni o movimenti del corpo. E queste azioni valgono ulteriormente all’interno del linguaggio visuale tradotto nelle opere pittoriche o scultoree. 

In questo articolo prendiamo in considerazione solo i gesti compiuti inconsciamente, ovvero i gesti che inconsapevolmente si compiono tutti i giorni, senza nemmeno rendersene conto: toccarsi la fronte mentre si sta pensando, o parlando con qualcuno, passare la mano nei capelli, ticchettare con le dita sul tavolo, lisciare con le dita o con la mano la superficie morbida del velluto o di una pelliccia, giocherellare con le perle di una collana e così via. 

Questi gesti, apparentemente banali, appartengono alla sfera dell’inconscio, che gestisce prevalentemente il non verbale e si esprime attraverso messaggi di gradimento, di fastidio o di tensione? Compiere un gesto e intanto pensare ad altro esprime un’ulteriore intenzione rispetto al contenuto della mente? Cosa lega i due atti? Stare nel quotidiano e contemporaneamente essere altrove è un fatto che ricorre nella vita delle persone, soprattutto di quelle che si annoiano facilmente, o di quelle che non riescono a vivere pienamente la contingenza feriale della quotidianità, o di quelle che amano astrarsi o che tendono a voli dell’immaginazione.


Vittore Carpaccio, Due dame veneziane (1490-1495), Venezia, Museo Correr.