Uno straordinario eremo marchigiano, immerso in un fantastico paesaggio, sta per morire. Questo non è un semplice
racconto, e neppure un forte grido di dolore: è un autentico ultimatum. Ammesso che vi sia ancora tempo, si deve intervenire con la massima urgenza,
se si vuole salvare, nei boschi del monte di Rosara e non lontano da Ascoli Piceno, di fronte a Castel Trosino, il monastero di San Giorgio ai
Graniti, edificato nel 1382 dove prima c’era un lebbrosario, ma da decenni in stato di totale abbandono. In certi mesi, è perfino coperto totalmente
dalla vegetazione; ogni cosa è in disarmo: c’è addirittura il pericolo di crolli. Il Comune di Ascoli l’ha ufficialmente dichiarato «collabente» il
28 aprile 2018; cioè non agibile, non abitabile; «detto di oggetto che si affloscia», scrive il dizionario di Tullio De Mauro: è l’anticamera della
morte. Eppure, a suo tempo, il luogo è stato assai rigoglioso ed emana ancora un immenso fascino, sotto una parete di travertino di colore rosato
che lo sovrasta e uno stupendo sfondo della valle che si gode dal suo portico a nove archi. L’unico futuro sembra la riduzione «della memoria
storica di un luogo topico nel territorio piceno a un informe ammasso di macerie», afferma sconsolato Gaetano Rinaldi, il presidente della locale
sezione di Italia Nostra, anche se «da tempo ne avevamo segnalato l’importanza: sia per il pregio delle antiche costruzioni, sia per il contesto
ambientale, sia per l’antica storia, che si perde nella notte dei tempi: da quando, in epoca pagana, vi si praticava il culto della Bona Dea», prima
che nell’VIII secolo, o nel IX, vi s’insediassero i primi cristiani.
La nobile di Ascoli Livia Martelleschi «dal 1343 vi edifica un
lebbrosario», spiega lo studioso Gabriele Vecchioni, che nel 1382 diventa il convento di San Giorgio “in Salmasio” (per le sottostanti fonti di
«acque salmacine», sulfuree), o “ai Graniti”, a causa della parete rocciosa che incombe. Vuole il convento la comunità locale: utilizzando anche
rendite pubbliche, e con l’appoggio del vescovo di Ascoli, Pietro III Torricella.
