Immersione e partecipazione sono le due parole d’ordine del contemporaneo. Non c’è quasi più evento artistico
che, oltre all’attenzione, non richieda anche il coinvolgimento corporeo dello spettatore, che da attivo è diventato anche attivista. Il contesto
dell’arte, così come quello sociale, si sta definendo - complice la realtà virtuale - sempre più come performativo, non solo quando si considerano
nello specifico le cosiddette “perfoming arts” (danza, musica, teatro, performances), ma anche a livello di strategie museali e critico-curatoriali.
Le molte, recenti ricostruzioni di mostre temporanee passate e di opere non finite, andate distrutte, o per loro natura impermanenti, sono tra gli
esempi più emblematici della tendenza di fare dell’arte, e della sua storia, un’esperienza a tutto tondo.
Due manifestazioni internazionali
che si aprono a maggio sono dedicate al corpo come medium artistico e socio- politico. Si tratta della Bienal de Performance de Buenos Aires e della
londinese Block Universe, entrambe molto giovani, dal momento che sono state fondate nel 2015.
La Biennale argentina si caratterizza, da un
lato, per le nuove commissioni e i “reenactment”, cioè le rivisitazioni o «ri-messe-in-azione» (cfr. André Lepecki, 2010), di performance storiche,
dall’altro, per l’attenzione data alla discussione teorica che riguarda l’arte e la corporeità. Organizza infatti una serie di incontri e
discussioni che coinvolgono l’ambito della ricerca accademica e si concentra sulla relazione con la città e il territorio, attraverso la
collaborazione delle istituzioni culturali locali e l’uso di spazi pubblici. Anche il team di curatori è in gran parte composto da ricercatori e
artisti per facilitare l’integrazione e lo scambio tra diverse prospettive d’indagine e metodologie di lavoro.
Block Universe condivide idee e
percorsi di ricerca simili ma, a differenza della Bienal de Performance de Buenos Aires, è un festival a cadenza annuale. In più, da quest’anno
espande i suoi confini anche oltremanica, per approdare nei dintorni di Berlino, e avviare una collaborazione con E-Werke Luckenwalde
(www.kunststrom. com), nuovo spazio che verrà inaugurato il 14 settembre in una ex centrale elettrica. Tra i nomi coinvolti, ci sono Liz Glynn,
Sophie Jung, Paul Maheke & Melika Ngombe, Alexandra Pirici, Michael Portnoy e Ravioli Me Away. Quest’ultimo, un collettivo di artisti attivo dal
2013 e formato da Sian Dorrer, Rosie Ridgway e Alice Theobald, presenterà l’ultimo lavoro: The View From Behind The Futuristic Rose Trellis, che, come visione “queer” della vita e dell’arte, è in sintonia con il taglio “olistico” dato a questa edizione del festival.
