Arte contemporanea della performance Maggio, il mese di Cristina Baldacci mmersione e partecipazione sono le due parole d’ordine del contemporaneo. Non c’è quasi più evento artistico che, oltre all’attenzione, non richieda anche il coinvolgimento corporeo dello spettatore, che da attivo è diventato anche attivista. Il contesto dell’arte, così come quello sociale, si sta definendo - complice la realtà virtuale - sempre più come performativo, non solo quando si considerano nello specifico le cosiddette “perfoming arts” (danza, musica, teatro, performances), ma anche a livello di strategie museali e critico-curatoriali. Le molte, recenti ricostruzioni di mostre temporanee passate e di opere non finite, andate distrutte, o per loro natura impermanenti, sono tra gli esempi più emblematici della tendenza di fare dell’arte, e della sua storia, un’esperienza a tutto tondo. Due manifestazioni internazionali che si aprono a maggio sono dedicate al corpo come medium artistico e socio- politico. Si tratta della Bienal de Performance de Buenos Aires e della londinese Block Universe, entrambe molto giovani, dal momento che sono state fondate nel 2015. La Biennale argentina si caratterizza, da un lato, per le nuove commissioni e i “reenactment”, cioè le rivisitazioni o «ri-messe-in-azione» (cfr. André Lepecki, 2010), di performance storiche, dall’altro, per l’attenzione data alla discussione teorica che riguarda l’arte e la corporeità. Organizza infatti una serie di incontri e discussioni che coinvolgono l’ambito della ricerca accademica e si concentra sulla relazione con la città e il territorio, attraverso la collaborazione delle istituzioni culturali locali e l’uso di spazi pubblici. Anche il team di curatori è in gran parte composto da ricercatori e artisti per facilitare l’integrazione e lo scambio tra diverse prospettive d’indagine e metodologie di lavoro. Block Universe condivide idee e percorsi di ricerca simili ma, a differenza della Bienal de Performance de Buenos Aires, è un festival a cadenza annuale. In più, da quest’anno espande i suoi confini anche oltremanica, per approdare nei dintorni di Berlino, e avviare una collaborazione con E-Werke Luckenwalde (www.kunststrom. com), nuovo spazio che verrà inaugurato il 14 settembre in una ex centrale elettrica. Tra i nomi coinvolti, ci sono Liz Glynn, Sophie Jung, Paul Maheke & Melika Ngombe, Alexandra Pirici, Michael Portnoy e Ravioli Me Away. Quest’ultimo, un collettivo di artisti attivo dal 2013 e formato da Sian Dorrer, Rosie Ridgway e Alice Theobald, presenterà l’ultimo lavoro: , che, come visione “queer” della vita e dell’arte, è in sintonia con il taglio “olistico” dato a questa edizione del festival. I The View From Behind The Futuristic Rose Trellis Ravioli Me Away, The View From Behind The Futuristic Rose Trellis (The Chorus) (2018) al Block Universe 2019. Bienalde Performancede Buenos Airese Block Universe: due manifestazioni internazionali dedicate al corpo come medium artistico e socio-politico