itempi in cui viviamo sono senz’altro “interessanti”, anche se non proprio rassicuranti. Il titolo della Biennale Arte 2019,
May You Live in Interesting Times, nasce, come racconta il curatore Ralph Rugoff, critico e direttore della Hayward Gallery di Londra, da
un’antica maledizione cinese, “Che tu possa vivere in tempi interessanti”, citata in modo ricorrente nella retorica politica del Novecento per
mettere in evidenza, con accezione ironica, l’incertezza e il disordine della temperie. L’augurio/maledizione, che oltretutto è un “fake”, visto
che non è mai esistito un detto cinese di questo tipo - ed è anche questa sua natura incerta che lo rende così attuale -, oltre a far riflettere
sulla precarietà e mutevolezza del presente, racchiude anche «l’invito a cogliere gli eventi umani nella artisti da tutto il mondo, nel Padiglione
centrale ai Giardini e all’Arsenale. Non è previsto un tema portante, ma sono state scelte opere che propongono interconnessioni e punti di vista
inusuali e che aprono a domande e spazi di riflessione alternativi e inesplorati, fornendo nuove energie alla discussione sulla quotidianità. E
così anche il nostro tempo, volubile e pieno di incognite, può essere vissuto con maggiore consapevolezza. La mostra principale è accompagnata
dalle esposizioni nei Padiglioni nazionali, ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Il Padiglione Italia alle Tese delle
Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle attività culturali, è stato affidato per questa edizione a Milovan
Farronato (intervistato nelle paloro complessità, un invito che ci appare particolarmente importante in tempi nei quali troppo spesso prevale un
eccesso di semplificazione, generato da conformismo o da paura», spiega il presidente della Biennale Paolo Baratta. La Biennale 2019 è quindi
ancora una volta l’occasione per interrogarci sul ruolo dell’arte e, nello specifico, sul ruolo dell’“ evento” Biennale come momento di presa di
coscienza collettiva. L’arte di per sé non risolve i problemi del mondo, ci avverte Rugoff, ma può diventare una guida interpretativa in mezzo
alla moltiplicazione di “fatti alternativi” e mettere in discussione le categorie di pensiero esistenti per risvegliare la capacità critica. Anche
questa edizione propone una mostra del curatore, a cui partecipano settantanove gine seguenti da Valerio Borgonuovo) ed espone opere di Enrico
David, Liliana Moro, Chiara Fumai. Ai ventuno eventi collaterali in tutta la città si affiancano due progetti speciali realizzati dalla stessa
Biennale: a Forte Marghera l’artista Liliana Carbotta, che partecipa anche all’esposizione internazionale, è stata invitata a realizzare un
intervento specifico, mentre nella Sala d’Armi dell’Arsenale, grazie alla rinnovata collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra,
Marysia Lewandowska espone nel Padiglione delle Arti applicate. Non possono mancare anche in questa edizione il progetto Biennale Sessions, per
coinvolgere Università e Accademie, e numerose attività “educational” con percorsi guidati e attività di laboratorio.
BIENNALE 2019: I
NUMERI
- 90 paesi partecipanti
- Per la prima volta
Algeria, Ghana, Madagascar, Pakistan; Repubblica Dominicana e Kazakistan per la prima volta con un proprio padiglione
-
79 artisti da tutto il mondo nella mostra internazionale
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21 eventi collaterali www.labiennale.org#BiennaleArte2019#MayYouLiveInInterestingTimes

